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L'economia mondiale rischia di deragliare. La "cura" del G20 fa perno su fisco e investimenti

Economia
L'economia mondiale rischia di deragliare. La "cura" del G20 fa perno su fisco e investimenti
(Teleborsa) - Gravi preoccupazioni sono state espresse dal vertice del G20, conclusosi nel weekend, che ha confermato un quadro grigio dell'economia mondiale, ma anche fornito la sua ricetta per superare la crisi.

Secondo i Ministri delle finanze ed i governatori delle banche centrali delle Venti più grandi economie, la crescita globale resta eccessivamente "debole e variabile" e rischia di "deragliare", a causa del sopraggiungere di una serie di fattori che pesano sulle prospettive dell'economia mondiale.

Fra i fattori di rischio compaiono ora anche i migranti e la possibilità più concreta di una Brexit, che andrebbero ad aggiungersi agli elementi negativi già conosciuti come la crisi degli Emergenti, il crollo del petrolio e l'escalation delle tensioni geopolitiche. In particolare, il G20 ha definito uno "choc" la possibilità di uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea, indicando questo come uno dei fattori chiave da disinnescare, assieme alla deflazione.

La ricetta per curare i mali dell'economia questa volta fa perno sulla capacità dei governi di riattivare la crescita con stimoli diversi dalle misure di politica monetaria. In sostanza, e quello che il Presidente della BCE Mario Draghi va dicendo da molto tempo: "la politica monetaria non basta".

Secondo il G20 la politica monetaria non è in grado di assicurare una crescita bilanciata, ma occorrono riforme strutturali, incentivi di carattere fiscale ed una maggiore spesa per investimenti, laddove le finanze pubbliche lo consentano. I Venti hanno assicurato che useranno "tutti gli strumenti" necessari a sostenere l'economia, sia in modo individuale che collettivo.

L'accento è stato posto anche sulla cooperazione fra le maggiori economie mondiali, che si concretizza in particolare nell'impegno a non effettuare svalutazioni competitive, un tema particolarmente sentito dato che la Cina è stata la prima ad effettuare una serie di svalutazioni dello yuan, a partire dalla scorsa estate, per tamponare la fuga di capitali che ha colpito la finanza cinese. Lo spauracchio di una guerra valutaria di ampia portata ha anche convinto i ministri finanziari del G20 ad accettare un costante aggiornamento su come evolverà la situazione.

Commentando i risultati del G20, il commissario europeo agli Affari economici Pierre Moscovici ha detto che si è trattato di un vertice "combattivo", ma ha escluso che l'economia sia in crisi, riaffermando la necessità di usare "tutti gli strumenti disponibili per la crescita".

Il Ministro dell'economia italiano Pier Carlo Padoan ha invece tenuto a sottolineare che il vertice ha accolto quanto l'Italia va affermando da tempo, e cioé che occorre usare tutti gli strumenti disponibili laddove vi sia spazio di bilancio. Un riferimento al braccio di ferro che Roma sta giocando con Bruxelles sul tema della flessibilità.





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