(Teleborsa) -
Brutte notizie per l'economia dell'Eurozona, al centro di un peggioramento delle condizioni congiunturali,
già certificato dall'FMI e
dalla BCE.
Questa volta è l'agenzia di rating
Standard and Poor's ad aver
tagliato le stime di crescita dell'Area della moneta unica, portandole
all'1,5% dall'1,8% per quest'anno ed indicando una crescita dell'1,6% per il 2017.
Pesante taglio anche per le stime d'inflazione: il tasso di crescita dei prezzi è stato
rivisto allo 0,4% dall'1,1% per quest'anno, mentre dovrebbe recuperare il prossimo all'1,4% dall'1,5%. Una conferma delle
preoccupazioni più volte manifestate dal Presidente della BCE Mario Draghi, soprattutto riguardo la perdita di efficacia della politica monetaria, che da sola non basta più e necessita di
un'azione coordinata dei governi sulle riforme. Il peggioramento delle previsioni poggia sul
deterioramento delle condizioni economiche delle Economie emergenti, protagoniste del rallentamento della crescita mondiale, che si propaga attraverso la
frenata dell'export e del commercio mondiale. La crescita resta dunque appoggiata ad una sola stampella: la domanda interna.
Peggiorate anche le proiezioni per l'Italia, la cui stima di crescita è stata rivista all'1,1% dall'1,3% nel 2016 ed all'1,3% dall'1,4% nel 2017. Per quanto concerne l'inflazione è stata rivista allo 0,2% quest'anno ed all'1,2% il prossimo. S&P ha però spezzato una lancia in favore del Paese, citandolo
assieme alla Spagna fra gli esempi di governo che hanno fatto le riforme "necessarie".