(Teleborsa) - Avere a fare con le perforazioni petrolifere dell’Artico e nello stesso tempo affrontare
l’isteria della Russia, sono due grossi problemi per le
società produttrici di greggio e motivi per i quali il gestore di hedge fund,
Jim Chanos, si è dichiarato
"molto negativo" sulle corporate del settore.
"Stanno sostituendo il ricavato di 20 dollari al barile di petrolio, con costi di estrazione di 80 dollari. Questo è il problema", ha detto Chanos in un'intervista pubblicata sul sito del programma televisivo domenicale, Wall Street Weekly. "Quello che è stato in passato, è stato davvero un periodo ad alto rendimento per le imprese petrolifere. Adesso, per quanto riguarda il ritorno sul capitale, stanno diventando aziende più banali”.
Chanos, fondatore di
Kynikos Associates LP, ha detto questo mese che
c’è un cortocircuito in alcuni dei più grandi nomi nel settore petrolifero, in particolare per i produttori di
gas naturale, a causa di un potenziale surplus che ha definito un
"disastro annunciato".
Chanos si è detto molto diffidente verso quelle
società fortemente indebitate a leve, per i flussi di cassa negativi, dopo le forti perdite in conto capitale.
"Aziende come la Chevron, British Gas / Royal Dutch e, naturalmente, alcune delle grandi aziende statali come
Petrobras, con gli attuali flussi di cassa non stanno coprendo né i dividendi, né i riacquisti di azioni proprie”.
I commenti di Chanos seguono il
crollo dei prezzi del petrolio. Il
Brent , punto di riferimento a livello mondiale, è vero che dai minimi sotto i 40 dollari si è riportato a 65 dollari al barile, ma è anche vero che da giugno dello scorso anno è in calo di oltre il 40%.
In occasione della conferenza sugli investimenti alternativi, tenuta a Las Vegas,
Chanos ha detto che è pronto a scommettere contro le azioni della
Royal Dutch Shell, di
British Gas che sta per essere acquistata proprio dalla Shell, così come quelle della
Chevron.