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Cementir, a Montecitorio si chiede un tavolo con il MISE per scongiurare 260 licenziamenti

Alcuni onorevoli di SI-SEL hanno portato la questione degli esuberi all'attenzione del Ministro dello Ministro dello sviluppo economic

Economia, Finanza, Politica, Welfare
Cementir, a Montecitorio si chiede un tavolo con il MISE per scongiurare 260 licenziamenti
(Teleborsa) - Licenziamenti in vista nell'impianto di Taranto di Cementir. L'azienda del Gruppo Caltagirone è oggetto di un drastico ridimensionamento voluto da un Piano di riorganizzazione che coinvolge l'intero gruppo. Sono complessivamente 260 i lavoratori in esubero tra Cementir Sacci e Cementir Italia.

In particolare, l'azienda per l'impianto di Taranto ha annunciato il licenziamento di 47 dipendenti su un organico che conta 72 lavoratori (ossia il 60%). Sono queste le premesse da cui parte un’interrogazione in Commissione Attività produttive, Commercio e Turismo alla Camera di alcuni onorevoli di (SI-SEL) che hanno portato la questione all'attenzione del Ministro dello sviluppo economico.

Gli onorevoli chiedono al Ministro di "convocare urgentemente le parti per verificare il Piano industriale dell’azienda. Gli onorevoli fanno presente infatti che l’annuncio dei licenziamenti da parte di Cementir va "affrontato senza atteggiamenti dilatori da parte delle istituzioni", anche perché lasciare a casa il 60% dei dipendenti rappresenta un vero "dramma sociale".

Oltre a Taranto, Cementir Italia ha annunciato 106 licenziamenti in tutta Italia: 96 operai e 10 quadri e impiegati, distribuiti negli stabilimenti di Taranto, Arquata Scrivia in provincia di Alessandria, Spoleto (PG), Maddaloni (Caserta), Civitavecchia (RM) e a Roma. Lavoratori e i sindacati hanno risposto all'annuncio dei tagli con scioperi e mobilitazioni chiedendo l'intervento delle istituzioni locali e dei Ministeri interessati al fine di avviare un tavolo istituzionale che affronti l'emergenza occupazionale nella provincia di Taranto e nelle altre aree interessate. Il gruppo Caltagirone da parte sua ha giustificato la decisione con il calo di vendite e dei volumi produttivi in Italia degli ultimi anni, sostenendo che da qui al 2020 non ci sono segnali di ripresa per quanto riguarda il mercato del cemento.

Gli onorevoli invece fanno presente che "ciò avviene a soli due mesi dall'acquisto del ramo d’azienda relativo a cemento e calcestruzzo della società Sacci S.P.A. e in un momento di crescita per il gruppo Caltagirone, che registra un utile di 800 milioni di euro".

Per i sindacati, la decisione di procedere a licenziamenti da parte del gruppo Caltagirone è "incomprensibile e incongruente". Inoltre nell'incontro nella sede dell'Unindustria a Roma del 18 ottobre scorso è saltata la trattativa azienda- sindacati dopo che la società ha abbandonato il tavolo di confronto. Dopo questo fallimento i sindacati hanno proclamato uno sciopero di 8 ore per il 21 ottobre chiedendo il ritiro della procedura di licenziamento collettivo e l'avvio un tavolo finalizzato a definire una via d'uscita in grado di scongiurare i licenziamenti.

Leggi il documento completo sugli Atti della Camera a pag 44.

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