(Teleborsa) - Il volume d’affari complessivo annuale dell’agromafia
è salito a 21,8 miliardi di euro con un balzo del 30% nell’ultimo anno con la
filiera del cibo, della sua produzione, trasporto, distribuzione e vendita che è divenuta una delle
aree prioritarie di investimento della malavita.
Lo sottolinea la
Coldiretti in occasione della XXIII Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.
Furti di attrezzature e mezzi agricoli, racket, abigeato, estorsioni, o con il cosiddetto "pizzo" anche sotto forma di imposizione di manodopera o di servizi di trasporto, di guardiania e di caporalato alle aziende agricole sono gli ambiti di ingerenza più diffusi nella produzione agricola secondo l’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare promosso dall'associazione dei coltivatori diretti.
Le mafie – denuncia la Coldiretti -
condizionano il mercato agroalimentare stabilendo i prezzi dei raccolti, gestendo i trasporti e lo smistamento, il controllo di intere catene di supermercati, l’esportazione del nostro vero o falso Made in Italy, la creazione all'estero di centrali di produzione dell’Italian sounding e lo sviluppo ex novo di reti di smercio al minuto.
In questo modo - spiegano i coltivatori diretti - la malavita si appropria di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano,
distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma anche compromettendo in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di
minare l’immagine dei prodotti italiani e il
valore del marchio Made in Italy.