(Teleborsa) -
Restano al palo le retribuzioni dei lavoratori italiani, registrando la
crescita più bassa dal 1982, anno in cui inizia la rilevazione e la serie storica della statistica. Lo rileva l'Istat nell'ultimo rapporto relativo al mese di marzo.
Nel mese di marzo l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie è rimasto
invariato rispetto al mese precedente ed ha confermato un
aumento dello 0,8% su anno.
Complessivamente, nei
primi tre mesi del 2016 la retribuzione oraria media è cresciuta dello
0,8% rispetto al corrispondente periodo del 2015, attestandosi ai
minimi di sempre.
Alla fine di marzo, i contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore per la parte economica riguardavano il 40,8% degli occupati dipendenti e corrispondevano al 38,7% del monte retributivo osservato.
Con riferimento ai principali macrosettori, le retribuzioni registrano un
incremento tendenziale dell’1% per i dipendenti del
settore privato (0,8% nell’industria e 1,2% nei servizi privati) ed una
variazione nulla per quelli della
pubblica amministrazione, sempre per effetto del congelamento degli stipendi imposto da ragioni di finanza pubblica.
I
settori che a marzo presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono:
tessili, abbigliamento e lavorazione pelli (3,4%);
energia elettrica e gas,
commercio (entrambi 1,9%). Si registrano variazioni nulle nei settori della metalmeccanica, delle telecomunicazioni e in tutti i comparti della pubblica amministrazione.
Alla fine di marzo la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo era del 59,2% nel totale dell’economia e del 47,3% nel settore privato. L’
attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è in media di
39,9 mesi per l’insieme dei settori e di 18,2 mesi per quelli del settore privato.