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Torna il pesce fresco di medio e basso Adriatico per "fine fermo"

Risultati deludenti nei 33 anni di "stop alla pesca" che ha visto la perdita di 18mila posti di lavoro. Per il 2019 Coldiretti Impresapesca spera in nuove regole

Agroalimentare, Economia
Torna il pesce fresco di medio e basso Adriatico per "fine fermo"
(Teleborsa) - Fermo pesca al termine nel medio e basso Adriatico. Pronto il "mollate gli ormeggi" per i pescherecci, che da domani 24 settembre lasceranno le banchine dei porti per tornare in mare e rifornire così di pesce fresco mercati e ristoranti dell'intera costa, e oltre. Dal 13 agosto il blocco aveva fermato le attività della flotta italiana da San Benedetto a Bari, ovvero di Marche, Abruzzo, Molise e della costa adriatica della Puglia. Dallo scorso 10 settembre il semaforo verde era, invece, già scattato per il tratto a nord, da Trieste a Pesaro. Resta, invece, in vigore il divieto di pesca per le imbarcazioni dello Ionio e del Tirreno fino a Roma che durerà fino al 9 ottobre.

Il "blocco" non significa comunque assenza di pesce fresco a casa o al ristorante. Dovunque è naturalmente possibile rifornirsi di pescato fresco proveniente dalle altre zone nazionali dove non è in atto il fermo pesca, delle specie ittiche che giungono dall'estero, dagli allevamenti, nazionali e non, o dalla limitata produzione locale, normalmente più cara di prezzo ma lo stesso ambita e ricercata. Le "barche della cosiddetta piccola pesca, infatti, non essendo soggette alla normativa del "fermo" possono operare in ogni momento e situazione, condizioni del mare permettendo.

Il prossimo "fermo pesca" 2018 riguarderà dall'1 al 30 ottobre l’alto Tirreno, da Civitavecchia a Imperia, nella Liguria di Ponente. Dal 15 settembre sono nel frattempo ferme per un mese le attività in Sardegna, mentre la Regione Sicilia ha disposto, a scelta delle singole imprese, lo stop di un mese nel periodo compreso tra agosto e ottobre.

Una scelta, quella del fermo pesca per favorire l'incremento della fauna ittica in atto da 33 anni che però non convince affatto, proprio per i risultati ottenuti considerati decisamente deludenti. Addirittura un crollo della produzione, come sostiene Coldiretti Impresapesca, che ha visto la chiusura di oltre 1/3 delle imprese e di 18.000 posti di lavoro. L’auspicio è che dal 2019 si possa mettere in campo un nuovo sistema che tenga realmente conto delle esigenze di riproduzione delle specie e delle esigenze economiche delle marinerie.
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