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Papa Francesco di nuovo in Vaticano: "Su Regeni la Santa Sede si è mossa"

Il viaggio del Pontefice in Egitto: ventiquattro ore intense di incontri e colloqui privati con il presidente Al-Sisi

Papa Francesco di nuovo in Vaticano: "Su Regeni la Santa Sede si è mossa"
(Teleborsa) - Ventiquattro ore di visita in Egitto e Papa Francesco è da ieri sera, sabato, di nuovo in Vaticano. Viaggio breve ma intenso, vissuto tra straordinarie misure di sicurezza tuttavia senza auto blindata per sua espressa volontà, di cui il Pontefice ha dato resoconto ai giornalisti che lo hanno accompagnato con una sorta di "conferenza stampa" durante il rientro a Ciampino a bordo dell'Embraer 195 Alitalia utilizzato per il "volo speciale".



"Sono preoccupato per il caso Regeni, la Santa Sede si è mossa", ha esordito Francesco durante poco prima del termine del suo diciottesimo viaggio fuori i confini italiani. Papa "a tutto campo", che parla del caso Regeni, dei populismi in Europa, della necessità che in Corea del Nord, sollecitando in questo caso a che "si proceda con la strada della diplomazia" per scongiurare lo spettro della guerra. "Una guerra allargata oggi - dice il Pontefice - distruggerebbe buona parte dell'umanità, è terribile. Fermiamoci! Serve una soluzione diplomatica e un intervento delle Nazioni Unite che hanno il dovere di riprendere la loro leadership perché si è un po' annacquata".

E ancora sul "caso Regeni". A una precisa domanda se durante l'incontro con il Presidente Al-Sisi si fosse parlato del giovane ricercatore italiano ucciso in circostanze non ancora chiarite e dei diritti umani, il Papa ha risposto: "Quando sono con un capo di Stato in dialogo privato quello rimane privato, almeno che si sia d'accordo nel renderlo pubblico. Io ho avuto quattro dialoghi privati qui, e credo che se è privato, per rispetto, si deve mantenere la riservatezza. A proposito di Regeni: io sono preoccupato, e dalla Santa Sede mi sono mosso su quel tema, perché anche i genitori lo hanno chiesto. La Santa Sede si è mossa. Non dirò come ma ci siamo mossi".

Sulla situazione in Corea che minaccia la pace del mondo, il Papa ha precisato l'intenzione di chiamare i "leader" dei maggiori Paesi, ovvero quelli che hanno in mano appunto le sorti dell'umanità, sottolineando: "Li chiamo e li chiamerò a un lavoro per risolvere i problemi sulla strada della diplomazia. Ci sono i facilitatori, tanti nel mondo, i mediatori. Ci sono Paesi come la Norvegia, soltanto per fare un esempio, che è sempre pronta ad aiutare. La strada è il negoziato, la soluzione diplomatica, che è il futuro dell'umanità. Questa guerra mondiale a pezzi della quale parlo da due anni si è concentrata in punti che già erano caldi. La questione dei missili in Corea c'è da tempo e si è riscaldata troppo. Io chiedo di risolverla con la strada diplomatica. Perché una guerra allargata distruggerà non dico la metà dell'umanità, ma una buona parte dell'umanità sì. Sarebbe terribile. Guardiamo ai tanti Paesi che soffrono una guerra al loro interno, in Medio Oriente ma anche in Africa e nello Yemen. Fermiamoci! E cerchiamo una soluzione diplomatica. Credo che le Nazioni Unite abbiamo il dovere riprendere la loro leadership perché si è un po' annacquata".

Circa un incontro col Presidente Trump, Francesco ha così risposto: "Non sono stato ancora informato dalla segreteria di Stato se è arrivata una richiesta, ma ricevo ogni capo di Stato che chiede udienza".

E sui rifugiati, gli è stato ricordato come nei giorni scorsi Lui, il Papa, abbia paragonato certi luoghi di accoglienza e campi di concentramento. forse un "lapsus"?: "Dovete leggere bene quello che ho detto. Ho detto che Italia e Grecia sono stati i Paesi più generosi. Ho sempre ammirato anche la Germania per la sua capacità di integrazione. Quando studiavo a Francoforte ho visto tanti turchi integrati, tanti che svolgevano una vita normale. Esistono però i campi dei rifugiati che sono dei veri campi di concentramento. C'è n'è qualcuno forse in Italia, qualcuno in qualche altra parte, in Germania no".

E poi discorso e domande hanno affrontato altri temi, dal populismo e le elezioni in Francia, dalla situazione in Siria e sulle prospettive dei rapporti tra cattolici, ortodossi russi e copti, a quanto sta accadendo in Venezuela. E se sia giunto il tempo di un "partito dei cattolici", lapidario lo ha escluso: "No, non siamo nel secolo scorso". L'unico estremismo ammesso per i credenti - aveva invece detto nella messa della mattina - è quello della carità".


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