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Scuola: Chiamata diretta, c’è l’accordo Miur-sindacati

Economia, Scuola, Welfare
Scuola: Chiamata diretta, c’è l’accordo Miur-sindacati
(Teleborsa) - Cambia volto la discussa chiamata diretta dei docenti, prevista dalla riforma della scuola del governo Renzi. Peccato che la sostanza rimanga immutata. Secondo quanto scrive la rivista specializzata Orizzonte Scuola, le indicazioni previste dalla Legge 107/2015 starebbero prendendo una piega diversa: “stanotte è stato raggiunto l'accordo sulla chiamata diretta degli insegnanti negli ambiti territoriali. La riunione proseguirà oggi per la definizione del testo”: si va verso una “non più arbitraria scelta del dirigente scolastico”, ma la scelta dei docenti inseriti negli ambiti territoriali sarà vincolata “ad una graduatoria di istituto sulla base di indicatori nazionali, basati presumibilmente su conoscenza delle lingue, BES e disabilità, informatica. Non dovrebbe più essere centrale il colloquio, anche se rimane nella facoltà del Dirigente Scolastico realizzarlo, in quanto stabilito dalla legge 107”.

Secondo Anief c’è poco da esultare. Perché i docenti che si ritroveranno negli ambiti territoriali, perderanno in ogni caso la titolarità su scuola. Perché se è vero che non verranno più scelti, come sembra, in modo del tutto arbitrario dal dirigente scolastico, questo comunque avrà sempre facoltà di convocarli. E, a seconda dell’esito del colloquio, potrà capovolgere il punteggio derivante dai titoli presentati dagli stessi docenti attraverso il sistema” Istanze on line”; rimane, dunque, ancora in piedi la pericolosissima perdita di titolarità.

"Gli accordi sindacali non possono sovvertire le leggi, quindi il grado di incertezza professionale che ha introdotto la riforma rimane nella sua totalità. Rimaniamo convinti che i docenti italiani avranno sempre più difficoltà a mantenere la titolarità su materia curricolare, anche nella singola scuola", spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal. "Da settembre, pure chi è di ruolo da 40 anni potrà scivolare, per volontà del proprio dirigente scolastico, su un posto di potenziamento e uscire dalle classi; impugnare in tribunale la chiamata diretta rimane l’unica arma per opporsi a questo orribile modello di collocazione professionale dei nostri insegnanti".
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