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Roma, via Mario Fani: Conte e Zingaretti ricordano il sequestro Moro e la strage della scorta

Cerimonia nel luogo del quartiere Trionfale di Roma col Capo della Polizia dove il 16 marzo 1978 fu rapito il Presidente DC e uccisi 5 tra Carabinieri e Agenti P.S.

Roma, via Mario Fani: Conte e Zingaretti ricordano il sequestro Moro e la strage della scorta
(Teleborsa) - Sequestro Moro: 41 anni fa a Roma, alle 9,00 del mattino, l'agguato e la strage di Via Mario Fani, quartiere Trionfale, ad opera delle Brigate Rosse con il rapimento del Presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro e l'uccisione dei 5 uomini della sua scorta. Aldo Moro dalla sua casa al numero 79 di via di Forte Trionfale, accompagnato dai cinque uomini col compito di "proteggerlo", si stava recando alla vicina chiesa di Santa Chiara, in piazza Giochi Delfici, per assistere alla sua consueta e quotidiana Messa mattutina.

Per poi raggiungere Montecitorio dove ci sarebbe stato il "dibattito" alla Camera dei Deputati e il voto di fiducia per il quarto Governo presieduto da Giulio Andreotti. Un momento di grande importanza per il Paese poiché per la prima volta dal 1947, il Partito Comunista Italiano avrebbe fatto parte direttamente della maggioranza parlamentare che avrebbe sostenuto il nuovo esecutivo. E il principale artefice di questa complessa e difficoltosa manovra politica era stato proprio Aldo Moro.

Questa mattina, appunto in via Mario Fani, il ricordo di quel 16 marzo 1978 e dell'inizio di quei drammatici 55 giorni di prigionia di Moro che sconvolsero l'Italia tra lo stupore di buona parte del mondo, che portarono poi all'assassinio del leader democristiano.

A celebrare la ricorrenza dei 41 anni, oggi sul luogo della strage dei 5 uomini della scorta e del sequestro dell'uomo politico, il Premier Giuseppe Conte, il Segretario del Pd e Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, il Capo della Poilzia, Franco Gabrielli. Dal Quirinale, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato una corona di fiori.

Rocambolesche e sotto tanti aspetti incredibili le modalità di un agguato meticolosamente programmato che lasciò increduli e sconvolse l'opinione pubblica. Aldo Moro viaggiava a bordo della Fiat 130 (non blindata) targa Roma L59812, guidata dall'appuntato dei Carabinieri Domenico Ricci e con a bordo l'onorevole Aldo Moro e il capo della sua scorta personale, il maresciallo dei Carabinieri Oreste Leonardi. Subito dietro, l'Alfetta targata Roma S93393, guidata dalla guardia di P.S. Giulio Rivera e con a bordo il resto della scorta, il brigadiere di P.S. Francesco Zizzi e la guardia di P.S. Raffaele Iozzino.

La "130", all'incrocio tra via Fani e via Stresa, fu improvvisamente bloccata da una Fiat 128 bianca, di tipo familiare, targata CD 19707, che retrocedeva. L'auto con a Bordo Moro dovette fermarsi bruscamente, tamponata dall'Alfetta della scorta. Dalla "128" balzarono a terra gli occupanti che con mitra aprirono il fuoco sulla vettura presidenziale uccidendo autista e capo scorta, mentre altri individui in divisa da aviatori, appostati sul lato sinistro della strada, spararono contro l'auto al seguito uccidendone gli occupanti. Solo uno di essi, Raffaele Iozzino, pistola alla mano, riuscì a scendere a terra, ma pur sparando qualche colpo, venne ucciso da altri uomini nascosti tra le vetture in sosta.

Il Presidente Moro, leggermente ferito, venne prelevato e caricato a forza su una Fiat 132 blu giunta in quegli attimi e condotto dai quattro brigasti travestiti da aviatori nel luogo scelto come prigione.

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