(Teleborsa) - Una donna laureata da quattro anni che lavora al Sud ha un reddito medio mensile netto di 300 euro inferiore a quello di un uomo (1000 euro contro 1300).
A quattro anni dalla laurea il divario di reddito tra maschi e femmine, pur rimanendo, tende comunque a ridursi. Delle donne meridionali
occupate, una su tre lavora al Nord,
circa il 62%, e la componente femminile meridionale è molto più mobile rispetto a quello maschile. E' questa la fotografia scattata da
Svimez che, alla vigilia dell'8 marzo in cui si celebra la Giornata internazionale della donna, rende noti i primi risultati di uno studio sulla condizione delle donne nel Sud rende noti i primi risultati di uno studio sulla condizione delle donne nel Sud.
Un dato che si avvicina molto a quello dell'Unione Europea, dove
le donne guadagnano in media il 16% in meno rispetto agli uomini, come rivelato dall'Ufficio di statistica europeo (
Eurostat) in un rapporto sul divario retributivo riferito al 2016.
Il numero di lavoratrici nell'
Unione Europea ha raggiunto un livello storicamente elevato, con un tasso di occupazione (20-64 anni) che ha raggiunto
nel 2017 il 66,3%. Ma, mentre il Centro-Nord si avvicina ai livelli medi europei (61,9%), nel
Mezzogiorno (34,6%) il divario con la UE,
già elevatissimo all'inizio del periodo (circa 25 punti percentuali) si è
ulteriormente ampliato portandosi sopra i 30 punti. Tutte le regioni meridionali sono collocate in posizioni gravemente svantaggiate rispetto alle altre europee, con Puglia, Calabria, Campania e Sicilia nelle ultime quattro posizioni, con valori del tasso di occupazione intorno al 30%, di circa 35 punti inferiori alla media europea e sensibilmente distanti da quelle del
Centro-Nord.