(Teleborsa) - Siamo ad ottobre, il che significa che ha preso piede il gioco delle
previsioni su come gli indici azionari concluderanno il 2015.
La maggior parte degli analisti sembrano pensare che gli indici concluderanno l’anno sui
valori attuali, senza spunti degni di interesse. La cosa peggiore, però, è che
le attese per il 2016 non sono foriere di performance a due cifre e fino alla metà del prossimo anno dai mercati azionari ci si aspettano ritorni mediamente limitati al 6%.
Gli strategist delle case di investimento giustificano le attese di ritorni così “poveri”
a causa della debolezza espressa dai prezzi delle materie prime. Oltre tutto alcuni mercati azionari si presentano, in prospettiva, più penalizzati. La Gran Bretagna, ad esempio, genera preoccupazioni sul fatto che
possa abbandonare l'Unione europea.
Più che altro, però, va apprezzato come i mercati azionari, almeno fino ad ora, abbiano respinto il parallelismo tracciato appena due mesi fa, tra l’eventuale fallimento dello stato greco e il 2008, quando a fallire fu la banca USA Lehman Brothers.
Tra gli eventi principali che determineranno le sorti degli indici azionari per la fine di quest’anno, ovviamente, ci saranno le misure che la Fed intenderà adottare in tema di tassi di interesse. Gli investitori restano nella spasmodica attesa di conoscerle e, forse, anche con piena legittimità poiché non esistono precedenti a cui fare riferimento in relazione al tentativo di una Banca Centrale di incrementare i tassi di interesse dopo aver raggiunto e consolidato per anni il loro periodo più basso.