(Teleborsa) - La vicenda Laziogate trova il suo epilogo con le dimissioni forzate e irrevocabili del Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, che accusa:"Le ostriche c'erano già prima di me".
Attese e rinviate di ora in ora, le dimissioni della governatrice, sono giunte dopo un'altra giornata convulsa. "Da oggi sono libera e dirò tutto quello che ho visto" afferma la Polverini che parla di un "consiglio indegno" e lancia occhiate "a questi signori che ora mando a casa io".
"Non ritengo questo Consiglio più degno di rappresentare una regione importante come il Lazio" spiega l'ex sindacalista che dice "basta, con questi non ho nulla a che fare". Per lei i lavori finiscono qui consapevole però che "ne esco pulita, a testa alta".
Il Lazio, sostiene la governatrice, "è un organismo a due teste: da un lato c'è la giunta, dall'altro il consiglio. Non potevo mai immaginare che tutti nel consiglio facessero un uso così disinvolto dei fondi pubblici". Me ne vado "a testa alta" avendo "azzerato i fondi a disposizione dei gruppi consiliari".
Di cose accadute "raccapriccianti" parla ancora la Polverini "che la gente non potrà mai capire fino in fondo, ma farò di tutto per farle conoscere all'opinione pubblica". C'è gente che non merita di sedere in un posto prestigioso come il Consiglio regionale del Lazio. "Niente mi avrebbe convinto a restare in una situazione imbarazzante per me e per la gente per bene che era accanto a me".
La governatrice avverte che non ha intenzione di abbandonare la politica. "Io continuerò a fare politica, con questi malfattori non ho nulla a che fare". Stessero sereni questi signori perché da domani avranno "molto tempo libero per fare politica se ancora si ricordano come si fa".
Ieri l'annuncio delle dimissioni dei consiglieri di Pd, Idv e Sel e, poco prima delle dimissioni del presidente della Regione, il leader dell'Udc Casini aveva sciolto le riserve chiedendo elezioni immediate: "L'ipocrisia dell'opposizione è enorme. Se c'è stata una cupola, di questa cupola hanno beneficiato anche loro. Visto il marcio che è emerso, ritengo che bisogna restituire la parola ai cittadini".