(Teleborsa) - "Sono pronto ad andare in galera". Così Alessandro Sallusti ha risposto alla conferma della sua condanna a 14 mesi di reclusione per diffamazione. Al direttore del Giornale, ha spiegato il Procuratore Bruti Liberati, verrà tuttavia "automaticamente" sospesa l'esecuzione della pena detentiva dalla Procura della Repubblica di Milano, in quanto risulta non avere cumuli di pena ne' recidive.
Il giornalista è stato condannato per diffamazione in relazione a un corsivo pubblicato sotto pseudonimo nel febbraio del 2007 nel quale si biasimava un giudice che aveva costretto una 14enne ad abortire.
Il direttore intanto annuncia le sue dimissioni dalla direzione del quotidiano, spiegando che non può dirigere se non è un uomo libero e annuncia che non chiederà misure alternative come l'affidamento ai servizi sociali perché non è un ladro o uno spacciatore e non deve essere "rieducato".
Sallusti che non va via senza polemiche attacca il capo dello Stato, dicendo che non domanderà nemmeno la grazia al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano "perché credo, ha spiegato, che in quanto capo della magistratura italiana in questi 7 anni non abbia difeso a sufficienza i cittadini dall'invadenza di una giustizia politicizzata".
Pronta la risposta in serata del Quirinale, che "esaminerà con attenzione" la sentenza adottata dalla quinta sezione penale della corte di Cassazione.
Nessun commento alla sentenza, è giunto, invece dal ministro della Giustizia Paola Severino, che tuttavia ribadisce "la necessità di intervenire al più presto sulla disciplina della responsabilità per diffamazione del direttore responsabile".