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Obama si difende, Romney attacca e vince. Nessuna gaffe

Politica
Obama si difende, Romney attacca e vince. Nessuna gaffe
(Teleborsa) - Sottotono il primo dibattito televisivo fra il candidato repubblicano Mitt Romey ed il Presidente Barack Obama, che non ha offerto quegli attimi di tensione che forse il pubblico si aspettava. Oltre 50 milioni di americani sono rimasti incollati alla TV. La sfida indubbiamente va all'esordiente, che batte l'inquilino della Casa Bianca per 1-0, dopo aver attaccato il rivale su temi largamente legati all'economia e alle politiche sociali.

Nessuna gaffe per Romney, tipico ad uscite poco felici, tanto che le sue brutte figure sono quasi diventate il suo tratto distintivo. Anzi, il finanziere diventato politico ha cercato di spiegare in qualche modo la sua uscita infelice sulla middle class, sottolineando che solo in via comparativa i ricchi sono coloro che hanno sofferto maggiormente la crisi, rispetto a coloro che percepiscono sussidi e che quindi non hanno avuto impatti così rilevanti.

Obama, invece, si è messo sulla difensiva, abbandonando i toni solitamente accorati e le dichiarazioni di pura ideologia. "Non vi avevo promesso di essere un Presidente perfetto, ma di fare del mio meglio per il bene del Paese", ha detto il candidato democratico, dimenticando forse che all'uomo più potente al mondo si chiede sempre di più, quasi fosse una divinità scesa in terra per sanare i mali della Nazione.

I duellanti si sono confrontati sul tema delle imposte sui ricchi e dei loschi affari di Wall Street, con Obama che accusato Romney di non volere la riforma finanziaria, ma l'aspirante alla White House si è districato bene, sottolineando l'importanza delle regole ed anche la necessità di pensare alle banche piccole. Non solo "too big to fail".

Parola magica la disoccupazione. Su quest'ultimo punto Romney ha letteralmente affondato, promettendo 12 milioni di posti di lavoro nell'arco del suo mandato. Obama, a causa delle ferite inflitte prima dalla crisi finanziaria ed in seguito dalla crisi europea, non poteva promettere di più del proprio meglio per riportare gli States su un sentiero di crescita ed occupazione. D'altronde, questo è il suo punto debole, perché il tasso di disoccupazione pari all'8% non è mai stato così alto prima delle elezioni presidenziali.

L'Obama Care è stato un altro punto chiave del dibattito sull'economia, perché Il Presidente ha difeso con forza la sua riforma sanitaria, che ossequia il principio dell'eguaglianza ed estende a tutti la protezione. Romney ha invece difeso il principio tipicamente americano del libero arbitrio, sottolineando l'importanza di scegliere da sé l'assicurazione che si desidera e non subire quella imposta da altri.

Da questo punto, il confronto non poteva non passare al maxi deficit americano, perché l'Obama Care ha dato certo il suo contributo a far schizzare il deficit e Romney non poteva farsi sfuggire un colpo sicuro. Il Presidente si è difeso ancora una volta, affermando di aver ereditato il disavanzo già elevatissimo e di aver fatto del proprio meglio per ridurlo.

Gli appelli finali la dicono lunga sul tenore del dibattito: "Tutti avranno le stesse opportunità", ha promesso il Presidente in carica; "Con Obama per altri quattro anni l'America sarà più debole" ha decretato Romney.
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