(Teleborsa) -
Ispettori sanitari russi hanno chiuso il primo McDonald's a Mosca che fu aperto il 31 gennaio
1990. Questo non è un qualsiasi
McDonald's. E’ stato il primo a servire trentamila persone nel primo giorno di apertura.
Gente in fila per tre o quattro ore, pur di aver accesso e mangiare il più famoso hamburger del mondo.
L’apertura del ristorante aveva richiesto
anni di negoziati e McDonald's usò la sua controllata canadese per formare una joint venture con il governo di Mosca, perché gli Stati Uniti erano ancora percepiti dalla gerarchia comunista, come il vecchio nemico Guerra Fredda.
Per i moscoviti aperti al mondo, però, la nuova struttura era un
simbolo di apertura della Russia al mondo. I russi hanno fatto file chilometriche davanti al McDonald's, non perché fossero affamati, ma perché pochi erano stati fuori dall'Unione Sovietica e volevamo vedere come era il mondo fuori di essa.
Ora, dopo aver operato ininterrottamente per più di 24 anni, il fast-food e altri tre ristoranti McDonald'a a Mosca, sono
caduti sotto i controlli del Rospotrebnadzor, il regolatore che il governo del presidente Vladimir Putin ha spesso utilizzato per punire i paesi visti come ostili verso il Cremlino.
Nel 2006 ha vietato le importazioni di vino dalla Georgia e dalla Moldavia. Alla fine dell'anno scorso, fece lo stesso con i prodotti lattiero-caseari provenienti dalla Lituania, considerati non sicuri.
Il mese scorso,
prima che Putin rispondesse alle sanzioni occidentali contro la Russia, vietò l’importazione delle mele polacche. Insomma, le ragioni principali di queste partnership interrotte sono sempre correlata alla salute.
La chiusura del McDonald's non fa eccezione. Secondo un documento citato di Rospotrebnadzor, citato dall’agenzia di notizie statale
RIA Novosti, i locali del McDonald "non corrispondono alla normativa russa per volume e varietà di prodotti realizzati e non consentono il rispetto di norme e regole sanitarie". Anche se non è chiaro il motivo, per cui adesso sarebbe diverso rispetto a 24 anni fa.