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Il piano USA sull'immigrazione? Un flop dai costi altissimi

Economia
Il piano USA sull'immigrazione? Un flop dai costi altissimi
(Teleborsa) - Un anno fa il Presidente americano Barack Obama, in occasione di un discorso a Las Vegas, si beava per la storica riforma dell'immigrazione, mai realizzata dai governi precedenti, nonostante i vari tentativi, ed approvata da una maggioranza bipartisan il 16 aprile 2013.



Si trattava di una scelta strategica di stampo economico e politico per i democratici, dato che proprio l'atteggiamento aperto nei confronti dell'immigrazione aveva fatto volare i consensi di Obama alle passate elezioni, soprattutto in Stati come il Nevada popolati da ispanici.

Un momento storico per l'America, che sembrava prossima a compiere una svolta radicale, mettendo "in regola" con la cittadinanza gli 11 milioni di immigrati presenti negli Stati Uniti ed ottenendo, in cambio, altrettanti contribuenti in più.

Ad un anno di distanza la riforma è praticamente impantanata alla Camera, dove non si è ancora arrivati ad un compromesso fra democratici e repubblicani, questi ultimi storicamente contrari all'immigrazione.

E' in questo clima bollente che arrivano i rimbrotti della Casa Bianca, che in una slide snocciola quali sono gli impatti economici stimati dell'inattività del Congresso, proiettati nell'arco di un decennio dal 2013 al 2023: 80 miliardi di dollari in meno di PIL (prodotto dagli immigrati), 40 miliardi di dollari persi sotto forma di mancata riduzione del deficit, 50 miliardi di dollari in meno di Fondi per la sicurezza sociale.

In più, ogni anno di ritardo vedrà 40 mila laureati stranieri nel campo scientifico-matematico a rischio fuga, 50 mila posti di lavoro in meno creati da imprenditori stranieri, 2 miliardi di entrate in meno per le amministrazioni locali (da spendere in salute, istruzione ecc.), la mancata stabilizzazione del settore agricolo, la ritardata capacità di ripresa del settore immobiliare (cui contribuiscono gli immigrati con l'acquisto della casa) ed una serie di altre ripercussioni sull'economia locale e centrale.

Un messaggio più chiaro non poteva essere lanciato da Obama alle frange estreme dei repubblicani, che dovranno ora fare i conti con la responsabilità economica e sociale dell'ostruzionismo.
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