(Teleborsa) - I
parchi naturali non sono solo una risorsa per l'ambiente, ma anche un'importante
fonte di reddito per l'economia.
Ad affermarlo è
Unioncamere in un rapporto realizzato insieme al Ministero dell'Ambiente nel quale si parla di
"effetto parco", ovvero una maggior capacità di creazione di ricchezza e benessere da parte delle imprese localizzate nelle aree soggette a tutela ambientale.
Non a caso, tra il 2011 e il 2013, il valore aggiunto prodotto all'interno dei Parchi nazionali è diminuito "solo" dello 0,6%, mentre nel resto dell'Italia la variazione negativa è stata tre volte superiore (-1,8%).Questa capacità che il Rapporto riscontra in molti territori "verdi" è frutto di un mix di crescita economica, sostenibilità ambientale, produzioni di qualità, rispetto dei saperi e del benessere dei territori, si legge nel rapporto.
I
23 parchi nazionali analizzati nel Rapporto occupano un'area vasta quasi quanto tutta la Calabria (15mila kmq, pari al 5% dell'estensione del nostro Paese). Questi territori hanno conosciuto un progressivo spopolamento anche se negli ultimi anni si è assistito ad una modesta ma significativa crescita, sulla quale può avere inciso un "processo di ritorno" dei giovani.
L'orografia prevalentemente montuosa di queste aree non frena la voglia d'impresa: sono infatti oltre 68 mila le attività produttive presenti, con un'incidenza elevata di attività commerciali (26%, spesso di prodotti artigianali), agricole (22,5%) e della ristorazione (7,7%).
Anche nelle
27 aree marine protette si evidenzia un certo dinamismo economico.
Ma "
fare impresa nella natura conviene?", si domanda Unioncamere. La risposta è
sì al Centro-Nord, no (o non ancora) al Mezzogiorno.
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Speciale "Economia dei parchi naturali" e alla
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