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BCE, attuali previsioni esperti lontane da scenario stagflazione

Tuttavia, l'incertezza è aumentata e la dispersione delle previsioni è salita

Finanza
BCE, attuali previsioni esperti lontane da scenario stagflazione
(Teleborsa) - Le attuali previsioni degli esperti per l'andamento dell'economia dell'eurozona "restano lontane da uno scenario di stagflazione", nonostante il fatto che le indagini più recenti tra i previsori professionisti presentino stime di inflazione più elevate e previsioni di crescita reale inferiori sia per il 2022 che per il 2023 rispetto all'inizio di quest'anno. Lo afferma la Banca centrale europea (BCE) in un bollettino economico intitolato "Does the private sector foresee a stagflation episode?"

Per il 2023, la previsione di crescita del PIL reale di Consensus Economics rimane superiore al 2% e solo tre previsori prevedono una crescita inferiore all'1%, viene ricordato. Mentre le previsioni di inflazione dallo scoppio della guerra prevedono che l'inflazione sia in media superiore al 2% nel 2023, la maggior parte dei previsori prevede che l'inflazione scenda al di sotto del 2% nella seconda metà del 2023, viene sottolineato.

"Tuttavia, l'incertezza è aumentata e la dispersione delle previsioni è aumentata - ammette il report - I coefficienti di variazione delle previsioni di inflazione e crescita sono aumentati rispettivamente di oltre il 30% e del 50% dall'inizio della guerra.

I ricercatori della BCE elencano poi una serie di differenze tra l'attuale situazione economica e quella degli anni '70, elementi che rendono meno probabile lo sviluppo della stagflazione oggi. In primo luogo, la dipendenza dal petrolio è notevolmente diminuita, riducendo il potenziale impatto economico degli shock dei prezzi del petrolio. Allo stesso tempo, la dipendenza dal gas è notevolmente aumentata, quindi gli shock esterni ai prezzi del gas svolgono ora un ruolo più importante.

In secondo luogo, il rischio di ampi effetti di secondo impatto sull'inflazione è diminuito nonostante il mercato del lavoro molto rigido, poiché i regimi formali di indicizzazione salariale sono meno comuni e i lavoratori sono diventati meno sindacalizzati. In terzo luogo, le attuali proiezioni di crescita del PIL reale riflettono ancora in parte una ripresa della domanda dopo la pandemia.

Infine, rispetto alle strategie attuate dalle diverse autorità monetarie nazionali negli anni '70, l'odierna strategia di politica monetaria dell'area dell'euro è più chiaramente mirata ad ancorare le aspettative di inflazione e portare l'inflazione al 2% nel medio termine.
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