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Energia, da REPowerEU forte spinta a ridurre dipendenza da Russia

È quanto emerge dal report “La trasformazione del sistema energetico in Europa: quali impulsi dalle politiche comunitarie e nazionali”, frutto della collaborazione tra Area Studi Legacoop e Prometeia

Economia, Energia
Energia, da REPowerEU forte spinta a ridurre dipendenza da Russia
(Teleborsa) - L’urgenza di procedere alla trasformazione del sistema energetico europeo, indotta dalla crisi in atto, è stata formalmente sancita dalla Commissione Europea con la recente presentazione del piano REPowerEU, che individua il primo passo da compiere nella rapida riduzione della dipendenza dai combustibili fossili russi (particolarmente forte per il nostro Paese, che importa dalla Russia il 43,2% del gas naturale utilizzato, contro il 38,7% della media UE).

Per farlo servono investimenti per 210 miliardi di Euro entro il 2027 (e 288 entro il 2030) in aggiunta ai circa 200 miliardi di interventi green programmati dai PNRR nazionali (71,7 miliardi in quello italiano). Le risorse, da utilizzare soprattutto per finanziare le energie rinnovabili (cui attualmente è destinato, in media, solo il 16% degli interventi green dei PNRR), potrebbero provenire per 225 miliardi solo dai prestiti disponibili per il NGEU e non richiesti. Ma non vanno sottovalutati i rischi sulla capacità di raggiungere gli obiettivi, legati ai tempi stretti, ai numerosi problemi tecnici e al concomitante impegno dei paesi nella realizzazione dei grandi progetti infrastrutturali dei PNRR.

È quanto emerge dal report “La trasformazione del sistema energetico in Europa: quali impulsi dalle politiche comunitarie e nazionali”, realizzato nell’ambito del progetto di ricerca Monitor Fase 3, frutto della collaborazione tra Area Studi Legacoop e Prometeia.

L’obiettivo di affrancarsi quanto prima dal gas e dal petrolio russi - si legge - è condiviso dall’85% dei cittadini europei (Eurobarometro Flash, maggio 2022) e l’84% concorda sull’urgenza di investire nelle energie rinnovabili come conseguenza dell’aggressione della Russia all’Ucraina. Un consenso molto ampio, insomma, per le misure contenute nel REPowerEU che indicano obiettivi di decarbonizzazione più ambiziosi di quelli fissati in precedenza dalla UE, portando dal 9% al 13% l’obiettivo di efficienza (riduzione dei consumi rispetto allo scenario di base) e dal 40% al 45% l’obiettivo sulla quota di rinnovabili nel mix energetico. Mix energetico che vede l’Italia particolarmente esposta per la componente gas naturale (il 40,5% di tutte le fonti, contro una media UE del 23,7%), la principale fonte per la produzione di energia elettrica (49%, rispetto al 41% delle rinnovabili).

Priorità che non occupano però la prima posizione nell’attuale programmazione delle risorse per spese “green” nei PNRR dei vari Paesi. Attualmente, infatti, dei 198 miliardi di spese “green” (in media il 40% dei 490 miliardi totali finanziati dall’UE, superando l’obiettivo fissato in almeno il 37%), il 34% è per la mobilità sostenibile, mentre il 28% è destinato ad aumentare l’efficienza energetica e alle rinnovabili va in media il 16% (con quote variabili tra i paesi: 5% Germania, 16% Italia, 29% Svezia). L’Italia, pur avendo destinato alla transizione verde poco più della soglia minima stabilita (71,7 miliardi, pari al 37,5% del totale), in termini assoluti presenta la spesa maggiore e in percentuale sul PIL (4%) è inferiore solo alla Grecia (6,3%), mentre supera di molto quella degli altri grandi paesi (0,3% in Germania, 0,7% in Francia, 2,3% in Spagna).

“All’indomani della pandemia, erano finalmente saliti in cima all’agenda i problemi epocali che da tempo occorreva fronteggiare: fra questi, soprattutto, la sostenibilità. La guerra, con ripercussioni pesanti sul piano economico, da ultimo quelle prodotte dai tagli alle forniture di gas da parte della Russia, ha sconvolto nuovamente le priorità" -afferma Mauro Lusetti, presidente di Legacoop- "osservando con freddezza la situazione, tuttavia, non possiamo che confermare il passaggio storico che le nuove politiche pubbliche di questa fase hanno rappresentato. Il grande piano di investimenti pubblici che ci troviamo a gestire è l’unico strumento a disposizione per attraversare il guado in cui il Paese si trova sotto molti punti di vista. Paradossalmente la crisi dovuta alle nostre dipendenze energetiche, esaltate dalla guerra, conferma l’urgenza di innovare, modernizzare, rendere più efficienti le infrastrutture materiali e immateriali del paese. Ora occorre sottolineare con forza che agli investimenti pubblici devono affiancarsi quelli privati; che le politiche espansive non possono procedere a singhiozzo, e le istituzioni economiche internazionali devono procedere con ordine e stabilità in questa nuova direzione; ma, soprattutto, che solo nella pace è possibile costruire uno sviluppo economico sostenibile e duraturo”.



(Foto: © sashkin7 | 123RF)
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