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Riforma banche popolari, per il Consiglio di Stato è incostituzionale

Il Consiglio di Stato solleva alla Corte costituzionale dubbi sulla legittimità costituzionale perché è stato utilizzato un decreto, ma non c'era urgenza

Economia
Riforma banche popolari, per il Consiglio di Stato è incostituzionale
(Teleborsa) - La riforma delle banche popolari è sempre più in bilico. Dal Consiglio di Stato è arrivato lo stop al provvedimento che l'ha definito "incostituzionale" perché approvato con un decreto legge senza che ci fossero i presupposti di straordinarietà e urgenza.

Il Consiglio ha messo nero su bianco le sue motivazioni spiegando che non c'era una situazione di urgenza per fare un decreto nel quale incardinare la riforma e sollevando la questione sulla sua legittimità costituzionale.

Le ragioni del tribunale amministrativo sono tre e rispetto a quanto già comunicato lo scorso 2 dicembre si aggiunge una novità.

L'organo di giustizia amministrativa ha messo in dubbio l'utilizzo dello strumento del decreto legge da parte del governo Renzi., poiché, secondo i giudici c'è "una evidente carenza dei presupposti di straordinaria urgenza e necessità che legittimano il ricorso allo strumento decretale d’urgenza".

La stessa concessione di 18 mesi di tempo per procedere alla trasformazione sarebbe in disaccordo con il concetto di un intervento d’urgenza.

L'avvocato Fabio Capelli, tra i legali dei ricorrenti al Consiglio di Stato, ha commentato: "Il Consiglio di Stato ha accolto pienamente la tesi dei ricorrenti che avevano denunciato, fin dall'inizio, la mancanza dei requisiti di urgenza e di necessità richiesti per una riforma strutturale di un sistema risalente al 1800". Un altro dei legali ad aver patrocinato il ricorso, l’avvocato Ulisse Corea, ha rilanciato: "Se la Corte accogliesse la questione sotto questo profilo, l’intera riforma sarebbe incostituzionale, con conseguenze che è difficile prevedere, ma il cui impatto sarebbe sicuramente di enorme rilievo".

Le altre ragioni contestate a inizio dicembre sono note, ovvero l'obbligo a trasformarsi e il divieto del rimborso ai soci recedenti. Circostanze che potrebbero rappresentare una sorta di esproprio senza indennizzo. "L'obbligo di trasformarsi in SPA - sottolinea l'avvocato Ulisse Corea - combinato al fatto che la banca poteva escludere il rimborso dei soci, ha concretizzato un esproprio senza indennizzo, quindi una lesione del diritto di proprietà".
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