(Teleborsa) -
Riflettori di nuovo puntati sulle grandi multinazionali, che riescono ad
evadere o eludere le tasse, pagando cifre irrisorie sugli utili generati a livello mondiale. Una condotta che produce un impoverimento di quei Paesi che hanno una tassazione più pesante e che di solito sono anche in maggiore difficoltà.
A tornare sull'argomento è stato il
Premio Nobel all'economia Joseph Stiglitz, nel corso di un dibattito a Washington, presso il Fondo Monetario internazionale.
Il noto economista ha lanciato la
proposta di una "minimum tax" sugli utili generati a livello globale, che obblighi le multinazionali a pagare più tasse, rendendo il sistema fiscale più equo. Secondo Stiglitz ci vorrebbe una
aliquota minima, sia negli Stati Uniti sia in Europa,
concordata a livello internazionale, che non consenta alle aziende di poter trovare scappatoie per ridurre la propria "fattura fiscale".
Non si è detta convinta Christine Lagarde, che prima di essere direttore del FMI, ha ricoperto la carica di Ministro delle Finanze in Francia. Ricordando la complessità del sistema statunitense ha affermato che il vantaggio in termini di gettito sarebbe minimo ed ha invece riportato l'attenzione sul
tema della trasparenza, specie dopo
lo scandalo dei Panama Papers.
Anche altri interlocutori all'incontro si sono mostrati scettici, in particolare il Ministra delle finanze svedese
Magdalena Andersson, la quale ha testimoniato la difficoltà di portare avanti trattative, anche solo a livello europeo, su un sistema fiscale armonizzato a livello globale.