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Luci e ombre della Robin Tax


La Finanziaria prevede tagli agli enti locali, alla Sanità ed all'Istruzione.
Le Regioni, indipendentemente dal colore politico, hanno già preannunciato che rebus sic stantibus saranno costrette a reintrodurre i ticket sulle visite specialistiche e ad aumentare il costo dei servizi, mentre le Università aumenteranno le tasse di iscrizione e taglieranno il numero dei docenti e dei ricercatori.
Tutto ciò va in una sola direzione: aggravio dei costi per i cittadini utenti ovvero riduzione della qualità o quantità dei servizi erogati, tertium non datur.

Questo, in estrema sintesi, il quadro complessivo delle misure contenute nella Finanziaria appena presentata. Il Governo ha orgogliosamente affermato che anche questa volta non mette le mani nelle tasche degli Italiani: direttamente non lo fa ma mette altri soggetti nella condizione (o nella necessità) di farlo ed alla fine l'effetto è lo stesso.

Il ministro Tremonti, rispondendo a chi gli faceva notare che con l'introduzione della Robin Tax quasi sicuramente rincareranno le bollette e le spese dei servizi bancari, ha replicato che prima si tassavano direttamente gli operai; non risulta che la pressione fiscale sul lavoro dipendente venga diminuita, anzi il DPEF prevede che in generale essa rimarrà invariata fino al 2013, senza eccezione alcuna (e forse crescerà leggermente nei prossimi 2 anni).

In conclusione, le risultanze attuali ci inducono a ritenere che il complesso dei provvedimenti contenuti nella Finanziaria 2009 si palesano allo stato come inadeguati a risolvere i problemi derivanti dal perdurare di una fase congiunturale negativa, in quanto basati più sulla ricerca del successo d'immagine e sull'impatto mediatico che sulle reali esigenze delle famiglie, con scivolate populiste d'indubbia presa ma di scarsa efficacia.

A Sherwood non alberga il capitalismo compassionevole e un po' furbastro.







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