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La sinfonia dell'autunno che verrà


In un recente report di Eurostat è emerso che per quanto riguarda il PIL pro capite, fatta uguale a 100 la media dei 27 paesi UE, l'Italia si trova a 101 rispetto a 116 della Gran Bretagna, 113 della Germania, 111 della Francia e 107 della Spagna. La Grecia si colloca poco al di sotto di noi e se proseguisse il nostro trend discendente entro qualche anno potrebbe superarci.

Si diceva poc'anzi che inflazione e bassa crescita sono un male comune della gran parte dei paesi occidentali (a tale proposito, la politica monetaria attuata dalla BCE, che prevede un rialzo quasi automatico dei tassi di interesse ad ogni aumento dei prezzi, a prescindere da quale sia la sua scaturigine, sicuramente ha come effetto anche quello di deprimere in qualche misura la domanda aggregata e quindi la crescita, e vi è più di un dubbio che ciò costituisca una risposta efficace in caso di inflazione importata, dal momento che il suo impatto sui prezzi internazionali delle materie prime è pressoché nullo).

Rispetto a quelli degli altri però, i problemi italiani assumono una valenza non congiunturale ma patologica se è vero che da anni assommiamo il debito pubblico più elevato, la crescita più bassa ed un'inflazione che è comunque pari a quella degli altri Stati se non addirittura superiore.

Siamo uno dei principali produttori di frutta e verdura e non di rado i nostri prodotti vengono venduti all'estero a prezzi minori che da noi, in barba agli ingenti costi di trasporto. La nostra filiera è la più lunga in assoluto, con il risultato che al contadino arrivano le briciole ed il consumatore finale trova prezzi spesso improponibili.

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