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La sinfonia dell'autunno che verrà


Ora la parola magica che risolve tutti i mali da cui è afflitto il nostro sistema economico, ripetuta come un mantra ossessivo in ogni consesso ed in qualsiasi contesto, si chiama produttività. Peccato che ognuno la interpreti a modo suo, ne stravolga l'essenza a seconda delle sue convenienze. "Il problema è il costo del lavoro, quindi servono subito nuovi contratti, rafforzando quelli aziendali rispetto a quelli nazionali" tuonano le varie Associazioni degli Industriali.

Ma le scelte imprenditoriali non hanno alcuna influenza sulla produttività?

Aver puntato su processi produttivi labour intensive e capital saving (perché era conveniente nel breve periodo) non ha avuto alcuna influenza ?

In un paese dove gli investimenti sono soprattutto quelli stradali, dove la ricerca a livello aziendale è quasi inesistente e quella accademica sempre più negletta e penalizzata da continui tagli alle risorse disponibili, dove la modernizzazione dei processi produttivi è molto più lenta che altrove, dove l'innovazione di prodotto è prerogativa di un numero sempre più esiguo di aziende, affermare che il calo di produttività è imputabile soprattutto ad un diffuso menefreghismo della forza lavoro ci porta lontano dalla soluzione del problema.

Evidentemente la storia recente ha insegnato poco o nulla: finché la Fiat produceva Duna e Regata le auto rimanevano sui piazzali ed i conti erano in profondo rosso, ora nonostante la crisi del settore e la concorrenza sempre più agguerrita, aumenta la quota di mercato ed il bilancio presenta sostanziosi utili e non risulta ci sia stato in questi anni un ricambio generalizzato delle maestranze.

Sarà un caso...




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