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Ritornano i padroni del vapore

Agenti e Compagnie di Assicurazione

Siamo di fronte ad un apparente paradosso: un Governo che si dichiara liberale e liberista sta facendo di tutto per azzerare o annacquare uno dei pochi provvedimenti realmente efficaci adottati dal precedente Esecutivo, che faceva parte di quella che è stata ribattezzata come "lenzuolata di privatizzazioni".

Stiamo parlando della Legge n. 40/2007 e dei suoi Decreti attuativi, meglio nota come legge Bersani. Con essa, oltre a provvedimenti a favore degli utenti assicurati, venivano adottate norme che oggettivamente incentivavano la concorrenza, quindi market oriented, come l'abolizione dell'esclusiva sui contratti di agenzia e della durata pluriennale delle polizze. Caduto il governo Prodi, questi provvedimenti sono stati immediatamente rimessi in discussione e le Compagnie hanno colto la palla al balzo, facendo una rapida marcia indietro rispetto alle timide e mai pienamente condivise aperture precedenti.

Oltretutto, dopo molti anni di profitti in continuo aumento, la crisi ha colpito in modo significativo anche i bilanci del settore assicurativo con il peggioramento, soprattutto nel comparto auto ma non solo, del rapporto sinistri/premi e quindi della gestione tecnica delle Compagnie. Il calo dei tassi di interesse e dei mercati borsistici ha fatto sì che anche la gestione finanziaria ne risentisse in termini negativi, con le inevitabili conseguenze aggiuntive sui conti aziendali.
Ora, l'auspicabile recupero di redditività allo stato non passa dall'innovazione di prodotto o dalla riduzione e razionalizzazione dei costi amministrativi, ovvero dal rafforzamento della rete commerciale, soprattutto con l'inserimento e la formazione di nuovi produttori da reclutare nell'esercito di diplomati e laureati in cerca di occupazione.

Si punta sul canale telefonico/telematico (i cui risultati rimangono peraltro marginali), sull'alleanza sotto le più varie fattispecie con quello bancario, su tentativi un po' maldestri di commercializzazione attraverso la grande distribuzione oppure sic et simpliciter sull'aumento dei premi pagati dagli assicurati, anche in assenza di sinistri. Il tutto sempre più a scapito della rete agenziale tradizionale, l'unica (assieme ai broker) che, oltre alla vendita di prodotti assicurativi, è nella condizione in molti casi di garantire un minimo di consulenza generale o comparativa all'utenza.
Le agenzie assicurative si trovano per loro conto alle prese con un calo diffuso e profondo della redditività, indotto dalla stagnazione della raccolta e dall'aumento vertiginoso dei costi di gestione (a cui non è estranea la mole degli adempimenti indotta dalla recente normativa relativa agli intermediari assicurativi).

In questo panorama, di per sé già difficile, si è aperto un contenzioso fra la componente degli Agenti assicurativi più esposta sul fronte delle rappresentanze sindacali, che chiede il rispetto della normativa vigente a tutela della professionalità e dei diritti acquisiti dalla categoria (e delle possibilità di scelta degli utenti), e alcune Compagnie, le quali non si sono fatte il minimo scrupolo nel revocare mandati di agenzia senza che ne esistessero i presupposti di fatto e/o di diritto. Poco importa che in sede di giudizio le competenti Autorità nella maggior parte dei casi abbiano accolto le tesi degli agenti revocati: il danno d'immagine (e non solo quello) è stato comunque consumato e qualche traccia inevitabilmente rimarrà.

Un sistema economico dove la dialettica fra controparti economiche viene fortemente condizionata dal più forte che, a sua discrezione, limita o disconosce diritti e conquiste contrattuali, è inevitabilmente destinato a generare insoddisfazione diffusa e più in generale ad accrescere conflittualità sociale e disuguaglianze nei redditi, a tutto vantaggio dei pochi "padroni del vapore", ma in danno di un gran numero di lavoratori dipendenti ed autonomi.
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