Facebook Pixel
Milano 10:08
34.486,95 +0,36%
Nasdaq 23-apr
17.471,47 0,00%
Dow Jones 23-apr
38.503,69 +0,69%
Londra 10:08
8.082,81 +0,47%
Francoforte 10:08
18.219,85 +0,45%

Tra numeri e veline

Ritorniamo al problema del debito... E' assolutamente corretto dire che l'Italia negli ultimi 15 anni si è rivelato il Paese più virtuoso per quanto riguarda il contenimento della spesa pubblica. Basta guardare il grafico, fonte Eurostat, che riproduce gli andamenti del debito pubblico per le maggiori potenze economiche mondiali in funzione dei relativi PIL, cioè della ricchezza prodotta annualmente; ebbene il nostro debito mantiene gli stessi livelli del 1995, cioè di oltre 15 anni fa, stabile intorno al 120%.

La considerazione più ovvia, ma non corretta, è che il nostro debito sia rimasto stabile sui valori di 15 anni fa. No! Il debito è cresciuto, arrivando a toccare i 1900 miliardi di Euro, ma non esponenzialmente. È cresciuto, ma in funzione della crescita è rimasto stabile, cioè siamo cresciuti anche come ricchezza interna, magari meno degli altri Paesi, ma ciò è bastato per mantenere stabile il rapporto "Deficit/PIL". Sono dati inconfutabili… sono numeri e i numeri non si prestano ad interpretazioni. Debito Pubblico

Quindi, un assunto che deve essere chiaro e noto a tutti è questo: il nostro Paese è cresciuto poco, ma altrettanto poco, percentualmente, è cresciuto il debito, negli ultimi 15/16 anni. Semmai il debito ha assunto proporzioni gigantesche dai primi anni '80 fino all'innesco dell'Euro convergenza e anche oltre, cioè fino al 1994, con la convinzione che lo stesso potesse essere diluito nel neo nascendo Euro. Da allora siamo tornati a fare i bravi ed è certamente immeritato subire la mezz'ora di vergogna dietro la lavagna con le orecchie di asino ben in vista.

I figli pagano le colpe dei padri e forse è proprio per questo che veniamo additati come inaffidabili e scarsamente credibili nei confronti della comunità internazionale. Ma c'è un però... se l'Italia è posta al vertice degli stati "finanziariamente" canaglia, possiamo dire che Francia e Germania potrebbero tranquillamente essere messi nel più profondo degli inferi. Lo sviluppo del rapporto Deficit/PIL ben evidenzia come questi due Paesi vivano ANCORA sopra le proprie possibilità, in modo più evidente rispetto al nostro, con la curva dell'indebitamento che tende a salire in modo netto e inequivocabile, avendo raggiunto valori prossimi al 90%. Vale a dire che la crescita dei due Paesi, Francia e Germania, è finanziata quasi al limite delle proprie possibilità attuali. Come scriveva il professor Monti, quasi 30 anni fa, se la produzione nazionale non è in grado di soddisfare prontamente e a prezzi costanti la maggior domanda di beni e servizi, anche un'espansione in pareggio di bilancio tende a stimolare inflazione e disavanzo nella bilancia dei pagamenti correnti.

Ma quando si verifica il pareggio di bilancio? Il pareggio di bilancio si verifica quando il debito pubblico in rapporto al PIL rimane costante. Quindi o ci si indebita e si cresce a parità di rateo, oppure si sfora perché si spende, ma non si cresce, per una serie di problemi che potrebbero essere sintetizzati con il termine "inefficienza". La colpa dei nostri padri economici è stata, quindi, quella di affidarsi a schemi economici incapaci di dare risposte semplici ai problemi di valutazione e comportamento che sempre nascono quando si adottano delle strategie. Il costante incremento del debito statale nel periodo 1982-1994 è stato indotto dalla produzione e dall'offerta di beni e servizi, uno stimolo intellettualmente onesto nelle intenzioni, ma fallace alla lunga perché mai sostenuto da politiche di crescita... per dirla in breve... abbiamo fatto catenaccio anche in economia. E, quindi, ci si aggrappa alle formule in un'inconcludente e fibrillante ricerca di soluzioni matematiche ai problemi, che scomodano Taylor e disturbano Lagrange, ma hanno fatto fumare la testa a Tremonti e ai suoi precedenti omologhi colleghi senza dipanare il bandolo della matassa. Puro esercizio intellettuale, peraltro dai dubbiosi effetti sulla freschezza mentale di chi li attua.

E allora?... e allora rimoduliamo il metro delle nostre valutazioni in funzione di un più equilibrato approccio ai noti problemi, che sono indiscutibilmente seri, ma non per questo irrimediabili; diamo un'altra chiave di lettura al bombardamento mediatico e alla strumentalizzazione internazionale che ci assilla e cerca di abbattere finanziariamente il nostro Paese, visto come fonte di tutti i mali finanziari del mondo. C'è bisogno di rigore e disciplina, questo è sicuro, ma una volta tanto nella vita cerchiamo di non schierarci e, una sola volta, di voltare le spalle alla politica, lasciando lavorare chi si è preso l'impegno di togliere le castagne dal fuoco e aspettare. E' difficile far peggio, ma è altrettanto vero che al peggio non c'è mai fine... è questione di spread. Ma cosa sarà mai 'sto spread?

Condividi
"
Altri Editoriali
```