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Papa Francesco contro il mercatismo: non c'è pace senza giustizia

Senza Dio, per gli uomini non c'è né giustizia, né dignità. Come Giovanni Paolo II contrastò la tirannia comunista, ora Francesco si scaglia contro la povertà e la precarietà determinata dalla crisi economica.

Papa Francesco ha la stessa consapevolezza di Giovanni Paolo II, secondo cui le guerre mondiali e le dittature del Novecento nascevano dalle ingiustizie sociali di quel tempo. Nella Centesimus Annus affermava infatti che "… Senza la terribile carica di odio e di rancore, accumulata a causa delle tante ingiustizie sia a livello internazionale che a quello interno ai singoli Stati, non sarebbero state possibili guerre di tale ferocia, in cui furono investite le energie di grandi Nazioni, in cui non si esitò davanti alla violazione dei diritti umani più sacri, e fu pianificato ed eseguito lo sterminio di interi popoli e gruppi sociali. Ricordiamo qui, in particolare, il popolo ebreo, il cui terribile destino è divenuto simbolo dell'aberrazione cui può giungere l'uomo, quando si volge contro Dio".

La crisi attuale non è quindi soltanto il frutto di una concezione sbagliata del mercato, bensì la dimostrazione del fallimento del mercatismo. Giovanni Paolo II aveva già previsto questa deriva: "C'è anzi il rischio che si diffonda un'ideologia radicale di tipo capitalistico, la quale rifiuta perfino di prenderli in considerazione, ritenendo a priori condannato all'insuccesso ogni tentativo di affrontarli, e ne affida fideisticamente la soluzione al libero sviluppo delle forze di mercato. L'errore - come si è detto - consiste in una concezione della libertà umana che la sottrae all'obbedienza alla verità e, quindi, anche al dovere di rispettare i diritti degli altri uomini. Contenuto della libertà diventa allora l'amore di sé fino al disprezzo di Dio e del prossimo, amore che conduce all'affermazione illimitata del proprio interesse e non si lascia limitare da alcun obbligo di giustizia."

Papa Francesco ha rilevato che il denaro è diventato un idolo, che le "ideologie promuovono la autonomia assoluta dei mercati e speculazione finanziaria" e che "c'è una "tirannia invisibile, a volte virtuale" delle leggi del mercato.

Il comunismo negava all'uomo la libertà economica, rendendolo schiavo dello Stato: solo a quest'ultimo spettava il monopolio della organizzazione produttiva e del soddisfacimento dei bisogni. Era un tiranno. Il mercatismo nega all'uomo la libertà politica di fissare le regole necessarie per equilibrare la libertà economica. E' un'identica schiavitù.

Si torna a Sant'Agostino: "Remota itaque iustitia, quid sunt regna nisi magna latrocinia?" [Senza giustizia, che cosa sono gli Stati se non una banda di ladroni?]: che sia il comunismo oppure il mercatismo, non fa differenza.
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