Non è più l'ora dei proclami, dei moniti e meno ancora delle chiacchiere. La situazione della economia italiana è caratterizzata da una
grave crisi di illiquidità, sotto il profilo dei flussi di reddito e del credito.
Dopo la
stretta fiscale, inaugurata dal Ministro Giulio Tremonti e proseguita senza tregua dal Governo di Mario Monti, la
morsa creditizia sta strangolando l'economia reale. Si negano le risorse soprattutto alle imprese più sane, anche perché ritirarle a quelle maggiormente in difficoltà significherebbe automaticamente farle fallire e soprattutto registrare nuove sofferenze e perdite bancarie.
Le banche italiane non concedono prestiti perché sono le prime ad essere prive di liquidità. Anche i fondi messi a disposizione dal Governo per agevolare gli investimenti e garantire così le nuove esposizioni creditizie restano inutilizzati.
Ci avviamo ad un inevitabile naufragio autunnale: l'economia è ferma.
Ciò deriva:
- dai ritiri del capitale straniero, registrati a partire dal 2008;
- dai deflussi continui di moneta sul versante della bilancia dei pagamenti correnti: la componente, solo di recente tornata attiva, delle transazioni di beni e servizi, è ribaltata da quelle relative ai trasferimenti di redditi, primari e secondari, e dalle rimesse unilaterali;
- dal mancato reimpiego a favore di famiglie ed imprese della raccolta bancaria dei residenti, finalizzata alla sottoscrizione di importi crescenti di debito pubblico;
- dalle regole penalizzanti adottate dalla Bce, che non sta svolgendo né la azione di politica monetaria necessaria a moderare i tassi di interesse a lungo termine nei Paesi periferici, né quella idonea a garantire la disponibilità di moneta all'economia reale acquistando titoli di Stato sul mercato aperto, né quella indispensabile per garantire la liquidità al sistema bancario italiano per via del basso rating.