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Crisi Siriana. Una miccia a lenta combustione

Non più dalla Grecia. Le basi interessate per un eventuale appoggio logistico all'attacco alla Siria sarebbero state già individuate in Turchia, base USA di Incirlik e a Cipro, Base Britannica di Akrotiri. Il conto alla rovescia è già cominciato. L’attacco sembra essere programmato per domani, giovedì, con una serie di lanci di missili Tomahawk, che partiranno da navi americane già posizionate al largo delle coste israeliane e da sottomarini britannici in arrivo nei mari ciprioti. La superiorità aerea sarà garantita sempre dalle forze aeree di Usa e Gran Bretagna. Gli obiettivi dichiarati sono i depositi di stoccaggio degli agenti chimici, usati dalle milizie di Assad sulla popolazione inerme pochi giorni or sono e le sei basi aeree dell’aviazione siriana che potrebbero contrastare l’attacco missilistico. Sembra tutto facile e la qualità delle forza in campo ne fa facilmente prevedere l’esito, ma le criticità dell’azione militare non vanno ricercate nell'esito più o meno prevedibile, ma nelle conseguenze che si verificherebbero.

L’area medio orientale ha da tempo la miccia accesa. Una miccia a combustione lenta che arriva fin dentro le polveriere di Tel Aviv e di Teheran. In effetti l’Iran interpreterebbe l’attacco USA a Damasco, come una licenza per colpire Israele.

Quindi le difficoltà di Obama, nel frenare lo slancio iniziale, potrebbero essere la conseguenza di una riflessione proprio su questo complicato aspetto. Un ginepraio di responsabilità prese e scaricate per l'innescarsi di una reazione a catena a seguito dell’attacco alla Siria. D'altronde è sempre un mistero il perché le milizie di Assad avrebbero usato le armi chimiche, ben sapendo di provocare l’intervento di una forza occidentale di coalizione.

I rischi per il blitz come è stato prospettato sono relativamente bassi, ma la portata dell’azione, se dovesse poi coinvolgere per interessi opposti Iran e Israele, sarebbe imprevedibile per lo scacchiere medio orientale, oltreché di difficile risoluzione nell'immediato.

E non rimarrebbe a guardare nemmeno il Libano, laddove Hezbollah ha già detto che se fosse superata la linea rossa, cioè una forzatura occidentale per la deposizione di Assad, attaccherebbe subito Israele, bersagliandolo di razzi e trascinandolo in una guerra infernale. Da questo punto di vista la risposta del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, è arrivata puntuale: nel caso di rappresaglie del regime di Damasco contro lo stato ebraico a seguito di un eventuale attacco missilistico a guida Usa, la risposta di Israele sarà pronta ed efficace. Lo stato di Israele, insomma, è pronto per ogni scenario.

Arbitro della contesa, almeno sulle modalità di intervento, è la Russia che ribadisce per tutti la responsabilità e sottolinea che qualsiasi uso della forza militare contro la Siria non farà altro che destabilizzare ulteriormente il paese e la regione.

E’ quindi scontato affermare che il momento è critico un po' per tutte le parti, compresi i giocatori esterni come Usa, Europa e Russia. Tutti, per quanto di competenza, devono agire con la massima responsabilità senza ripetere gli errori del passato che questa volta sarebbero davvero fatali e si rischierebbe di precipitare in un conflitto su larga scala.


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