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A ciascuno il suo tsunami

La candidatura di Renzi alle direzione del PD ha mosso gli entusiasmi della base elettorale di sinistra.

Non ci voleva il cannocchiale per vedere l’avanzata irresistibile di Renzi. Così come è evidente lo scacco matto mosso al PD dal PDL, malgrado le rassicurazioni di circostanza, che di fatto ha costretto la sinistra ad appiattirsi sulle richieste forzose di Berlusconi.

Nessun dubbio al riguardo, la classe dirigente della sinistra italiana post '68 ha perso il "grip" e nemmeno il rinsanguamento dei movimenti centristi confluiti al suo interno ne hanno rigenerato l’anima. Non si è mai rinnovata, non ha attraversato il proprio tempo, ha mantenuto in salamoia il proprio elettorato e non ha lasciato impronte significative; questa sinistra, se ben osservata, sembra invecchiata di cent’anni come se avesse lavorato in miniera o resistito alle Termopili. Nulla è di sinistra in Italia, forse solo le intenzioni nel senso più alto del termine. Tutto è rimasto confinato nei libri o negli ideali dei suoi fondatori, ma in quanto a senso pratico… zero.

Molto poco delle idee si è tradotto in azione e semmai qualcosa è stato fatto, ha avuto il fine ultimo di demonizzare l'avversario politico di turno e di mantenere il vetusto assetto del passato.

Vita difficile dunque per gli ex PCI, dopo che il tabernacolo della Democrazia Cristiana si è disintegrato. Praticamente nessuno è stato più in grado di tirarle la volata sulle decisioni importanti. Si è passati da un’autonoma incapacità ad estendere la propria azione politica, aldilà della pura teoria, ad una anacronistica esistenza in cui si è barcamenata solo perché un ideale progressista nel nostro paese esiste per definizione. Solo che per intercettarlo, quest’ideale progressista, oltreché lungimiranza serviva almeno una bozza di ideale rinnovamento.

Sembra averla capita solo Renzi questa necessità. Per non far dispetto all’intelligenza umana, è stupefacente che doveva arrivare un giovane sindaco a scardinare l’enclave di un’entità conservatrice oltre ogni ragionevole dubbio. A togliere le ragnatele da uno scenario arcaico dove in molti, però, hanno piantato le tende.

La candidatura di Renzi alla direzione del partito ha sparigliato un po' le cose. Una mossa improvvisa per quanto inattesa, in un mondo dove tutto deve rimanere così com'é. Immutabile.

Adesso tutti gli attendati corrono a dichiararsi. Restano muti solo i dinosauri, rimasti ovviamente lontani dai riflettori e consapevoli che ogni passo di Renzi verso la segreteria del partito segnerà la loro fine.

I transfughi della vecchia DC appoggiano velatamente le intenzioni di Renzi a patto che mantenga la linea pluralista interna al PD e non mandi in pensione i dinosauri.

I dinosauri dal canto loro rimandano tutto alla volontà degli elettori dopo il congresso che dovrebbe tenersi a novembre o ad una valorizzazione delle migliori personalità all’interno del PD, menzionando l’inflazionato "per il bene del paese".

I più pizzicati, però, sono i dalemiani, che faranno di tutto per non permettere a Renzi di arrivare alla segreteria del partito, così come hanno bruciato Prodi lanciato verso il Quirinale.

Insomma, da oggi in avanti, all’interno del PD, sarà più difficile per tutti. Il popolo della sinistra ha già incoronato il protagonista assoluto dei prossimi mesi, investendo emotivamente sul sindaco di Firenze per il futuro del PD, nella faticosa ricerca di un leader. Renzi ha posto l’asticella del gradimento molto in alto, il traguardo è lontano ed è già in vantaggio, ma se i dinosauri vorranno esserci dovranno iniziare a correre e abbandonare l’arcaica visione della storia.

In attesa di vedere esplodere anche il PDL, porgiamo i più cordiali saluti.

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