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La doppia scommessa

Rilancio economico sostenibile e tenuta del Governo, una duplice scommessa.

Il piano triennale del Governo è stato varato in modo calibrato per permettere un rientro della tassazione di quasi un punto entro il 2016. Poca cosa rispetto a quello di cui ci sarebbe davvero bisogno. Ma c’è la volontà di fare e questo è un dato certo. Non un radicale cambiamento di rotta, non un secca sterzata, ma un semplice cambio di orientamento che ha portato l’esecutivo a sforbiciare qua e là per un totale di 27 miliardi in tre anni tra tagli e riduzione di spesa. Tutto questo per allineare il rapporto debito/PIL al 3% che l’Unione ha inderogabilmente posto come obiettivo primario.

Scendendo nel particolare del pacchetto anticrisi, la manovra regina è sicuramente quella sul cuneo fiscale che vale oltre 10 miliardi di euro nel triennio e per come è stata strutturata si potrebbe anche considerare realistica. La partenza però è risibile perché l’incipit sullo sforzo totale è di solo 3 miliardi, divisi equamente tra aziende e lavoratori. Troppo poco, a meno che non si rafforzi strada facendo su poste che allo stato attuale non sono state nemmeno verificate, come il rientro dei capitali dall’estero sulle cui tracce stanno per mettersi l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza.

Il passaggio che segna una rottura con il passato, riguarda i tagli alla spesa previsti per il 2014 pari a 3,5 miliardi di euro. Altri 3,2 miliardi di euro dovrebbero arrivare dalle dismissioni. L’aumento delle imposte, invece, si attesta a 1,9 miliardi di euro per fronteggiare l’impegno italiano verso il MES, ossia il fondo salva stati istituito per aiutare i paesi UE in difficoltà. Più tagli che spese, quindi, ma era lecito attendersi una modulazione più coraggiosa degli impegni senza ricorrere ai balzelli soliti, come l’aumento dei bolli per la tenuta dei conti correnti bancari.

Resta da valutare il tira e molla sulla Sanità, sulla quale nessuna decisione è stata presa, anche in virtù della fresca nomina di Cottarelli a commissario per la "spending review" generale dello Stato. Manca in questo senso una nuova configurazione generale della spesa che metta un freno agli enormi sprechi che colpiscono la Sanita del nostro paese.

Una legge di stabilità, quindi, tutto sommato in modo agevole e strutturata in poco tempo dall’esecutivo, che lo stesso dovrà portare in Europa insieme al pacchetto nazionale delle riforme.

Un quadro semplice, condiviso e avversato in minima parte solo dall’opposizione. E’ evidente che la tenuta di questa legge poggia sulla ritrovata maggioranza del Governo. Una maggioranza anomala che sarà chiamata a dare testimonianza di coesione nel viaggio parlamentare delle varie proposte che verranno presentate sui temi più importanti. Una maggioranza che rischia di scivolare sui temi a più alto impatto sociale e che potrebbe indebolirsi a ridosso del Congresso del PD, laddove i candidati alla segreteria del partito hanno idee e visioni opposte su tante cose che riguardano il rilancio economico del paese.

Rilancio economico sostenibile e tenuta del Governo. Una duplice scommessa su cui pochi punterebbero, aldilà delle intenzioni.
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