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Più efficienza e meno sprechi. Si può fare

Lo spreco di risorse è un meccanismo per foraggiare un blocco di potere clientelare ed affaristico

Tempo fa era lecito pensare che prima si dovevano trovare le risorse finanziarie per far fronte alle spese e dopo, ma solo dopo, si poteva pensare di tagliare le tasse. La crisi economica ha emesso il suo verdetto: Non è così. Perché questo paradigma è una sorta di incentivo a non ridurre mai le spese. Le tasse restano al top in un periodo di crisi lacerante e in un contesto economico dove lo spreco e la corruzione sono diffusissime e la credibilità della politica, unica deputata a risolvere il problema, è ridotta ai minimi termini.

Quello dello spreco di risorse è ormai un tema inflazionato, perché in tanti hanno proposto, o quantomeno tentato, di stilare una ricetta risolutiva. Nessuno però ha mai evidenziato come lo spreco non sia il risultato di una "mala gestio" della cosa pubblica, ma semplicemente un meccanismo per foraggiare un blocco di potere clientelare ed affaristico. Un meccanismo che interessa le convenzioni e le concessioni della Pubblica Amministrazione. Prova ne è che il Governo ha scelto la soluzione dei tagli lineari su tutto l'apparato statale e non ha minimamente sfiorato quei 20 miliardi di euro che alimentano il blocco di potere, lobbystico e affaristico, che si muove dietro la gestione dei soldi pubblici. Questo è lo spreco.

La pubblica amministrazione, secondo i dati diffusi dal dipartimento del Tesoro, spende annualmente poco più di 800 miliardi di Euro. Di questi miliardi l'amministrazione statale ne spende 562; 163 le Regioni, 66 i Comuni e 10 le Province. Sempre dallo stesso documento si rileva che le regioni investono un sacco di denaro pubblico per la creazione di organi istituzionali, il più delle volte inutili.

Al riguardo è lecito pensar di tutto, d'altronde visto che ogni cittadino paga per questo 15 Euro all'anno, avrà pur diritto ad una risposta?

Per la spesa corrente, rispetto al 2008, i municipi italiani hanno tirato fuori oltre 51 miliardi, cioè il 7 per cento in più. Solo le Province hanno ridotto dell'11,58 per cento la spesa corrente e sono quelle che il Governo vorrebbe abolire, quasi fossero l'unica disgrazia. Tutto ciò per risparmiare oltre 4 miliardi di Euro, ma se gli altri Enti periferici spendono sempre di più, non c'è soluzione. Per cui va bene tagliare gli enti spreconi, oltreché inutili, ma sarebbe opportuno anche uno sforzo per semplificare tutto l'apparato della pubblica amministrazione. Magari riorganizzandola e, forse, usare la scure per fare un po' d'ordine sulle competenze. Troppe teste, troppi poltronabili miracolati e riciclati che prosciugano le casse dello Stato, solo perché non hanno niente di meglio da fare. Così com'è la Pubblica Amministrazione serve solo a mantenere sé stessa.

In pochi sanno cos'è la CONSIP. Bene, la CONSIP è la società del Tesoro che dovrebbe supportare la pubblica amministrazione, a tutti i livelli, negli acquisti di beni e servizi. Non se ne capisce bene il senso se solo l'8% delle P.A. la utilizza. Tutte le altre preferiscono spendere di più, attivando rapporti di fornitura in autonomia che dilapidano, senza controlli, le risorse statali.

Siamo ad un bivio ed è bene che la politica lo capisca. Un check-point vitale per la tenuta di uno Stato sfibrato e disilluso e quindi, malgrado il fallimento sia sotto gli occhi di tutti, malgrado l'evidenza di commistioni affaristiche che si nutrono indebitamente alla macchina statale, malgrado la pazienza dei cittadini venga taglieggiata e mai ripagata, ecco, malgrado tutto questo vogliamo essere bravi. Vogliamo essere benevoli e propositivi, perché non è delegittimando e picconando la pubblica amministrazione che si arriva a ridefinirne perimetri più snelli e meccanismi più trasparenti ed efficienti. Resta però il fatto che è doveroso lavorare per questo e soprattutto per presidiarne gli organi di raccordo su cui interferiscono troppe intermediazioni parassitarie. Si può fare.

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