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Se straripa il Fiume Giallo

Nell’economia cinese la liquidità è sempre più ampia, ma scorre sempre più a rilento.

La Cina è fin troppo grande e complessa per essere descritta in modo riassuntivo, ma l’omologazione dell’economia di mercato consente di considerare almeno alcuni fenomeni con sufficiente precisione.

Il prodotto interno lordo cinese continua a crescere, anche se ad un ritmo di poco inferiore a quello degli scorsi anni: il driver è per lo più interno, visto che il contributo del saldo estero si è ampiamente ridimensionato. Era del 10% del pil prima della crisi del 2008, mentre quest’anno si è ridotto appena al 2,5%: non è più la domanda estera a fare da traino, con l’Europa che non è cresciuta affatto e che addirittura ha presentato nel suo complesso un saldo positivo nella bilancia dei pagamenti.

I bilanci delle banche cinesi crescono però di volume, a dismisura: dai 61 mila miliardi di yuan di massa amministrata del 2009, lo scorso anno sono arrivate a gestire risorse per un importo quasi doppio: 102 mila miliardi. Quest’anno, raccolta ed impieghi stanno crescendo ancora: ad ottobre sono giunti a 114 mila miliardi di yuan. Per fare il paragone, basta vedere che cosa succede invece in Italia, dove la raccolta stenta ed il credito diminuisce, anche in termini nominali.

Sembrerebbe andare tutto bene, in Cina, anzi benone assai: c’è un diluvio di denaro, tra depositi ed impieghi contabilizzati dalle banche. Il fatto è che sono registrazioni: il problema, invece, è capire se chi ha preso i soldi a prestito riesce davvero a pagare gli interessi e rimborsare il capitale secondo le scadenze pattuite. Se gli imprenditori tengono fede ai loro impegni ed altrettanto riescono a fare coloro che hanno acquistato immobili a debito, contando sul loro valore crescente: se la domanda estera, come abbiamo visto, ralllenta, tutto si gioca sugli equilibri interni. Forse c’è il timore che qualcuno si sia sbilanciato chiedendo prestiti che non riescono ad onorare tempestivamente. Così, può accadere che, per fare fronte alle scadenze mancate da parte dei propri affidatari, si cerchino fondi sul mercato interbancario: per questo i tassi sono saliti, sfiorando l’8%, e la Banca del popolo cinese ancora immette liquidità.

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