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Basta con le corride elettorali!

Torniamo al proporzionale. Il maggioritario "a tutti i costi" rende l’Italia ingovernabile ed allontana i cittadini dalla politica.

Il maggioritario aveva un obiettivo ancora più rilevante: chiudere finalmente la partita del dopoguerra, sdoganando la conventio ad excludendum nei confronti del PCI e del MSI. Anche se il primo faceva parte dell'arco costituzionale, era comunque accomunato al secondo nell'ostracismo dall'area di Governo. Un sistema maggioritario fondato sul bipolarismo avrebbe rimesso in gioco gli eredi e gli elettorati di quelle due forze politiche, considerate fuori-sistema. Si aggiunse la lega Nord, una compagine fortemente radicata nel terriorio, a dispetto delle precedenti divisioni su base ideologica.Si parla adesso di rivedere la legge elettorale, a valle della dichiarazione di incostituzionalità del cosiddetto "porcellum". A sinistra, il nuovo segretario del PD, Matteo Renzi, si è detto disponibile a discutere su ben tre alternative, il mattarellum corretto, che prevede collegi uninominali più una quota di proporzionale assegnata con un premio di maggioranza; il sistema spagnolo, basato su piccoli collegi in cui si eleggono al massimo tre deputati; oppure, infine, un sistema a doppio turno di coalizione, analogo a quello che vige per le elezioni di sindaci e consigli comunali. La priorità, in ogni caso, è una: che si sappia subito, "un minuto dopo la conclusione dello spoglio delle schede elettorali” chi ha vinto ed ha il potere-dovere di governare.

C'è una forzatura su cui dobbiamo riflettere: in Italia, il bipolarismo era già in affanno ben prima dell'ingresso sulla scena politica del Movimento 5 stelle. Ora non c'è più. Il bipartitismo, poi, è un'utopia: a destra, il PDL che ci ha provato fondendo Forza Italia ed AN, ma ha già subito ben tre scissioni: l'Italia Futura di Fini, i Fratelli d'Italia della Meloni e di Crosetto, e di recente il Nuovo Centro Destra di Alfano ne sono la più immediata testimonianza. A sinistra non è andata meglio, visto che le coalizioni elettorali si sono sfasciate in pochi mesi: i Governi Prodi hanno avuto vita breve.

La verità è che, in tutto il mondo, le vecchie divisioni ideologiche o tradizionali non reggono più. Negli Usa, fu già Ross Perot a rompere per primo il duopolio Democratici-Repubblicani candidandosi alla Presidenza, mentre ora sono i Tea Party a scompigliare le carte. Le liti al Congresso sono furibonde. In Gran Bretagna, i liberali entrano ed escono dalla scena politica, alleandosi anche a sinistra con i laburisti, come quando dettero vita ad un inedito lib-lab. Ora stanno fuori. In Francia, alla destra del FN si contrappone un Partito socialista che ha marginalizzato completamente gli eredi del PCF ed un centro gollista dalla denominazione sempre diversa, prima RPR poi UMP. Per non parlare della Germania, dove alla tradizionale componente democristiana, che ha ormai assunto le caratteristiche culturali proprie del protestantesimo luterano, si contrappone una sinistra divisa in frammenti, dal Partito socialdemocratico, ai Verdi, alla Linke, incapaci di allearsi. In Spagna, alle categorie tradizionali si è aggiunta la tendenza della Catalogna ad avere sempre maggiore autonomia: la Castiglia, quella di Madrid, è lontana. Assomiglia alla Roma ladrona dei leghisti d'antan.

Forse è il caso di riscoprire il senso profondo delle Assemblee parlamentari: nascono come luogo della rappresentanza. Moderni focolari attorno a cui si riuniscono i capi-tribù per fumare il calumet della pace: mettersi d'accordo per governare, senza vincitori né vinti. Il maggioritario ha reso l'Italia ingovernabile: per evitare che il vincitore con il 51%, ma anche con molto meno visto il premio di maggioranza assegnato dal "porcellum” senza una soglia predefinita di consensi, si accaparri il 100% del potere, sono stati messi in piedi forme di contrasto istituzionale e politico che rendono il sistema ingovernabile: dalle Autorità indipendenti, volte a mutilare il Governo di poteri amministrativi, alla riforma del Titolo V della Costituzione, che ha sparpagliato i poteri legislativi tra Stato e Regione, al federalismo fiscale in cui ognuno fa come gli pare. Tutti mettono tasse, tutti spendono ed i cittadini sono esasperati. I gruppi parlamentari si sfasciano e se ne ricompongono di nuovi, in una baraonda continua.

Invece di pensare di riformare la Costituzione, per forzare ancora di più la mano e abolire il Senato della Repubblica per evitare la trappola della doppia maggioranza che difficilmente si riesce ad ottenere nei due rami del parlamento, servirebbe una tregua. Una legge proporzionale con sbarramento e preferenze: lasciamo che tutti i cittadini possano essere rappresentati e votino liberamente scegliendo gli eletti. Nel maggioritario, i cittadini che percepiscono che la propria formazione politica sarà perdente, che il loro voto sarà inutile, tenderanno ad astenersi oppure a privilegiare il voto dei movimenti di protesta, che pescano risentimenti dappertutto. Serve saggezza: le forzature non pagano.
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