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A chi giovano le riforme?

Insistere con le riforme istituzionali: polvere di stelle cadenti.

Gli 80 euro in busta paga hanno reso bene alle elezioni europee, ma l'economia è rimasta in stallo. Meglio insistere con le riforme istituzionali... polvere di stelle cadenti.

E' una estate travagliata, subìta, quella di quest'anno: neppure le crisi internazionali, che pure si aggomitolano l'una sull'altra, infiammano i mercati. Si consumano senza ossigeno: è carbone di legna, pronto per la stufa del prossimo inverno. Anche il dibattito interno sulle riforme costituzionali non suscita né slancio né interesse. Si leggono con la medesima rassegnazione le notizie che arrivano dall'Iraq, dall'Ucraina e dalla striscia di Gaza insieme a quelle che danno conto degli schieramenti politici avversi che si misureranno, un voto dopo l'altro, sulle migliaia di emendamenti. Anche da noi non è un conflitto che si gioca pulito: ci sono miliziani, infiltrati, disertori e traditori politici dappertutto.

Invece di rincorrere dietrologie pessimiste, ci si consola sperando che ci sia davvero a livello internazionale un qualche disegno geopolitico coerente e rigoroso in mezzo a tanto caos, e che dietro l'annoso e faticoso dibattito interno sulle riforme non ci sia solo il desiderio di avere un governo che possa finalmente liquidare le reliquie del secolo scorso: dalla sanità pubblica alla politica della casa, dalla istruzione per tutti alle pensioni sicure, dal posto di lavoro fisso al benessere diffuso. E' come se qualcuno volesse recuperare un ritardo di oltre trent'anni sulla rivoluzione reaganiana e thatcheriana, senza pensare che anche quel tempo rivoluzionario non c'è più: l'Occidente ha perso la sfida del mercato. Vive di solo softpower, di comunicazione e di fiducia nella sua cartamoneta. L'America si è stancata di fare il poliziotto del mondo, stampa dollari e non chiede sacrifici ai cittadini. L'Inghilterra è ancora con le ossa rotte per una crisi bancaria senza precedenti ed il suo vero nemico non sono certo le Trade Unions: cerca alleanze ad Oriente per il futuro della City ed un ruolo politico che vada al di là della partecipazione ad una sterile Europa, dove si parla in 28, un minuto ciascuno, per compiere due giri completi di tavolo.

A guardare i problemi veri, settembre è già domani, con un carico esorbitante di problemi: dalla crescita prevista nel DEF (Documento di Economia e Finanza) che non c'è stata, alle privatizzazioni che non sono andate in porto con l'unica ammaccata eccezione di Fincantieri: dalla spending rewiew ancora opaca alla inutile flessibilità sulle regole del deficit. Sarà assorbita dalla mancata crescita e non dalle misure di rilancio che si volevano mettere in cantiere.

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