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Perseverare diabolicum

Perché è inutile sperare che nell’Eurozona siano le banche a finanziare l’economia reale.

Come ovvia conseguenza, il sistema bancario europeo ha dovuto ripulire i bilanci e poi ricapitalizzarsi sulla base degli accordi di Basilea III, con un’operazione di sorveglianza straordinaria sulle banche a rilevanza sistemica attribuita alla BCE, volta a verificare la qualità degli asset (Asset Quality Rewiew) e di resistenza a congiunture negative (Stress Test), che si concluderà solo l’anno prossimo, nel 2015, dopo ben sette anni dall’inizio della crisi.

Nel frattempo, nell’Eurozona è stata adottata una politica fiscale di forte austerità, volta a stabilizzare la crescita dei debiti pubblici, che ha determinato anni di recessione in Grecia, Spagna, Portogallo ed Italia, l’aumento della disoccupazione ed una generalizzata riduzione dei tassi di crescita e di inflazione. Ciò ha determinato, paradossalmente, un aumento dei tassi di interesse reali. Infatti, l’effetto positivo per i debitori derivante dalla riduzione dei tassi di riferimento decisa dalla BCE diretta da Mario Draghi a partire dal settembre 2011, dopo che con il Governatore Trichet erano stati aumentati per ben due volte a partire da marzo di quell’anno, è stato annullato: la discesa del tasso di inflazione è stata più veloce di quella dei tassi di interesse praticati dalle banche.

C’è poi un altro aspetto: la Banking Union, il sistema europeo di vigilanza prudenziale, di risoluzione delle crisi bancarie e di tutela generalizzata dei depositi, non ha inciso per nulla sulla struttura della cosiddetta banca universale, quella a cui è consentito effettuare ogni genere di operazioni, sia di credito sia finanziarie. E’ una questione di grande rilievo, che negli USA è stata affrontata introducendo nella riforma bancaria Dodds- Frank la cosiddetta Volker Rule, la regola che limita l’internal trading delle banche.

In Europa, vista la mancanza di ogni divieto in materia e considerando che la crisi economica in mancanza di debitori affidabili, le banche ormai preferiscono fare operazioni su titoli piuttosto che erogare credito all’economia: non è casuale, quindi, che l’ultima decisione della BCE sul rifinanziamento quadriennale del settore bancario sia stata definita T-Ltro, Targeted-Long term refinancing operations. In pratica, la liquidità così ottenuta a prestito deve essere impiegata solo per operazioni di credito ai privati, escludendo tra l’altro la erogazione di mutui immobiliari per evitare la formazione di nuove bolle. Per la verità, la prima asta per le T-Ltro non è stata accolta con grande fervore dalle banche, perché l’economia non tira: è inutile prendere soldi a prestito, se non ci sono debitori affidabili. Con una economia europea in rallentamento, è pericoloso erogare credito. Anzi, crescono ancora le sofferenze sugli impieghi bancari erogati in passato, con una riduzione del dato statistico circa il loro ammontare complessivo che deriva dalla cessione a terzi dei crediti incagliati: le banche sono alle prese con una attività continua di pulizia dei bilanci.

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