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La corruzione e l’acqua sporca

La legalità amministrativa è il miglior antidoto alla corruzione, non è astratto formalismo giuridico, ma sostanza.

La legalità amministrativa è il miglior antidoto alla corruzione, non è astratto formalismo giuridico, ma sostanza

Dopo i casi eclatanti di corruzione a Roma, di cui le cronache di questi giorni sono piene, anche stavolta la risposta è la stessa: una politica criminale che si fonda sull’aumento delle pene, sull’allungamento dei tempi di prescrizione del reato e sulla completa restituzione del provento illecito per poter essere ammessi al patteggiamento.

Bisogna cominciare a punire gli amministratori ed i dipendenti che non rispettano gli obblighi di legge nell’uso e nel controllo dei fondi pubblici. Si deve incidere sui presupposti della corruzione: sulle irregolarità amministrative e sulle violazioni di legge che rendono possibile la corruzione stessa. Oggi è possibile spendere impunemente il denaro pubblico senza indire le gare, stipulare contratti con affidamenti diretti illegittimi, disporre proroghe contrattuali senza che ne ricorrano i presupposti, dar corso alle prestazioni senza che siano stati registrati in bilancio gli impegni formali di spesa, non effettuare controlli sulla congruità e sulla corretta effettuazione di quanto pattuito contrattualmente.

Le irregolarità amministrative devono essere sanzionate penalmente come abuso d’ufficio. Il mancato espletamento delle gare e la mancata adozione dei controlli deve essere punita come omissione di atti di ufficio.

Servono controlli preventivi sui singoli atti e verifiche sull’effettivo espletamento dell’attività contrattuale, da parte di organi esterni all’ente.

La legalità amministrativa è il miglior antidoto alla corruzione, non è astratto formalismo giuridico, ma sostanza. Bisogna prevenire la corruzione, non solo minacciare di reprimerla con pene più severe.

Si deve togliere l’acqua sporca in cui la corruzione galleggia.

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