E' inutile girarci intorno: i risultati del referendum in Grecia hanno confermato una inusitata fiducia popolare nei confronti del Premier Alexis Tsipras e del ministro dell'economia Yanis Varoufakis. Eppure, era stato fatto di tutto per screditarli, definendoli inaffidabili e incompetenti.
I media, anche in Italia, hanno fatto di tutto per accreditare le ragioni del Sì, così come i vertici dell'Unione europea, a cominciare dal Presidente della Commissione Junker, si sono spesi per auspicarne la vittoria.
Il monopolio della finanza e dei media non basta: questa è la vera sconfitta strategica del modello di controllo delle opinioni e di manipolazione delle coscienze che in Occidente ha assunto il potere esautorando il sistema dei partiti. Non è casuale che abbia puntato ad annichilire le differenze storiche tra la destra e la sinistra, creando una melassa indistinguibile in cui esistono solo il dio mercato e la dea moneta, cui i popoli devono prostrarsi.
Hanno sbagliato tutto, però, con i Greci, che mai hanno avuto una religione basata su un Libro che racchiude le regole da rispettare: non hanno una Bibbia, né un Vangelo o un Corano. La loro Storia non ha profeti in contatto con le divinità, ma solo poeti e filosofi. Gli stessi dei della antica Grecia non erano esenti dai vizi umani: figurarsi quindi se ora i Greci si mettono oggi a venerare la moneta ed adorare il mercato, idoli pagani che possono rappresentare un tabù inviolabile solo per i popoli che non hanno altra ambizione che quella di farsi gregge di un Capo.
Stavolta, la vittoria ha un solo padre, il governo guidato da Syriza, e tante madri: la Cancelliera Angela Merkel apre la fila, accompagnata dalla direttrice generale del FMI, Christine Lagarde, e dalla Francia di Francois Holland.
Il risultato delle urne dimostra ancora una volta che i popoli si ribellano a qualsiasi ricatto politico e morale solo quando non hanno niente più da perdere. Questo è stato l'errore più grave compiuto dalla Troika e dalla Unione europea: togliere al popolo greco ogni speranza nel futuro e nella utilità del Piano di aiuti che era stato formulato in modo ultimativo il 25 giugno. Nonostante il ricatto delle banche chiuse, il blocco della liquidità da parte della BCE ed il limite di 60 euro giornalieri ai prelievi, le minacce non hanno sortito alcun effetto.
Avremo tempo, se ci sarà un nuovo Erodoto, per narrare delle mille e mille angherie sopportate dai Greci, contrabbandate per aiuti della comunità internazionale. A cominciare con la mistificazione della teoria economica secondo cui da una crisi si esce solo con la deflazione dei prezzi e dei valori degli asset: la Germania ha imposto la riduzione dei salari, del valore delle azioni e degli immobili, ma a condizione che si mantenesse inalterato il debito della Grecia.
Tra la teoria economica e la sua messa in pratica c'erano di mezzo gli interessi delle banche francesi e tedesche, che andavano tutelati ad ogni costo. E così è stato: con il primo piano di aiuti sono state protette, mentre la ristrutturazione del debito previsto come condizione per la erogazione del secondo piano è stato addossato tutto alle istituzioni finanziarie greche, banche, assicurazioni e fondi previdenziali, che hanno perso quasi il 70% degli asset che avevano in portafoglio. Il fallimento della Grecia è stato un crimine sociale, economico e finanziario.
Per la Germania è la terza sconfitta in un secolo, dopo la prima e la seconda guerra mondiale, conflitti derivati dalla sua pulsione inarrestabile al dominio in Europa. La Germania ha dimostrato di essere incapace di guidare l'UE: è ebbra della propria potenza politica, economica e finanziaria. Cieca, avida ed insolente, è stata punita.
Unfit to lead: ancora una volta, come sempre.
Leggi anche:
Grecia, Hollande e Merkel convocano un vertice per martedìGrecia, Tsipras ha votato: "oggi giorno di democrazia e festa"Grecia: dal coniglio al cerino acceso