Facebook Pixel
Milano 10:31
33.599,07 -0,83%
Nasdaq 18-apr
17.394,31 -0,57%
Dow Jones 18-apr
37.775,38 +0,06%
Londra 10:31
7.836,11 -0,52%
Francoforte 10:31
17.694,62 -0,80%

Lo vedi, ecco Marino...

Non è la Sagra dell’uva, ma l’ennesimo inutile rogo

Si è trovato solo, senza le spalle coperte, contro i poteri non convenzionali del malaffare e della corruzione: è logico, quindi, che non ce l'abbia fatta.

Così, tutto è divenuto aneddoto: ci sono state le vacanze americane di quest'estate, col Sindaco che le aveva prolungate oltre misura, marinando addirittura l'incontro a Palazzo Chigi in cui il Prefetto di Roma veniva nominato Commissario per coordinare le incombenze del prossimo Giubileo, indetto per invocare la Misericordia divina. Questa sarà dispensata ai pellegrini che verranno, mentre al Sindaco è spettato da subito un solido sostegno terreno, un badante amministrativo. Doveva capire che era finita: dimettersi e tirare la palla in alto, per rimettersi in gioco. Ma ha avuto paura: ha abbozzato, tentando di recuperare.

Ecco, quindi, la recentissima trasferta americana, per farsi fotografare vicino al Papa: un goffo tentativo di ridurre le distanze. Non concordato, si è rivelato drammaticamente controproducente.

Va in fumo, così, anche la retorica dell'uomo nuovo: da oggi non basta più. Per governare Roma, infatti, servirebbe una lunga esperienza gestionale, capacità politica comprovata, conoscenza profonda del territorio amministrato, tutte doti che Ignazio Marino non ha. Eppure, da anni non si è fatto altro che chiedere un rinnovamento drastico della classe dirigente; imporre la rottamazione, sempre e comunque, di chiunque avesse già calcato la scena politica; implorare l'irruzione al potere di persone finalmente con le mani libere, lontane dalle conventicole e dalle pastette del passato.

Neppure il metodo delle primarie per la scelta del candidato si è dimostrato risolutivo: eppure, è stato sbandierato come la restituzione dello scettro ai militanti, per farla finita con il sistema della cooptazione, con la ragnatela correntizia dei partiti, con il cono d'ombra che impedisce ai migliori di emergere.

Anche la regola dell'elezione diretta del Sindaco era stata rispettata a pieno: quella che eviterebbe le mediazioni confuse dei Gruppi nei Consigli comunali, che organizzano pastette e ricatti incrociati. Ignazio Marino era stato eletto Sindaco con una maggioranza ampia, in una corsa senza rivali.

Adesso si invoca la nomina di un Commissario, che riprenda in mano le redini dell'Amministrazione e delle aziende comunali. Che spenda, presto e bene, i fondi necessari per la accoglienza dei pellegrini. Serve un Commissario che rassicuri la cittadinanza, che faccia dimenticare Ignazio Marino, mentre tutte le forme tradizionali di aggregazione del consenso e di identificazione sociale, dai partiti ai sindacati, vengono fatte deperire, accusate di essere la causa prima di ogni inefficienza. Le elezioni devono diventare sempre un flash-mob, una reazione compulsiva guidata dalle emozioni mediatiche.

Marino ha creduto alla retorica del consenso democratico, del potere senza condizionamenti. Si è illuso di diventare l'autore della politica romana e non un attore che interpreta al meglio delle sue capacità un copione scritto soprattutto da altri. Solo alla fine ha capito di essere solo: il potere, quello vero, l'ha stritolato.

I conflitti veri, quelli per la gestione del potere, rimangono nascosti, dietro le quinte. Il popolo va ubriacato propinandogli riforme, regole continuamente nuove, promesse di cambiamenti radicali, sempre più incisivi. Se le cose non vanno, occorre il sacrificio di un colpevole, chiunque esso sia. Basta un nome ed un volto, da mandare subito al rogo: il popolo si acquieta, e così si ricomincia. Anche stavolta, è fatta.

Avanti il prossimo, e non sarà l'ultimo.


Leggi anche:

Il lungo giorno di Ignazio Marino
Marino bye bye. Dopo le dimissioni avverte: "ora farò i nomi"

Condividi
"
Altri Editoriali
```