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Biada, carote & bastoni

Dopo aver tanto compiaciuto i poteri forti, il governo Renzi ora è sotto tiro

Già, bisogna tartassare le case, le prime e le seconde, perché solo così si fanno pentire i cittadini di averle comprate, di aver investito nel mattone tutti i risparmi di una vita. Gli immobili devono diventare un incubo per chi li possiede, per quante tasse pagano. Solo così gli italiani saranno indotti ad affidare i loro risparmi ai fondi di investimento, a scommettere in Borsa, a sottoscrivere le polizze dei Fondi pensionistici e delle assicurazioni sanitarie private. Lo Stato sociale è in default, ma dovranno pagare comunque il doppio: sia per saldare i debiti contratti dal primo sia per assicurarsi il nuovo welfare privato.

Se non si smantella il sistema pubblico, accusandolo ogni giorno di ogni nefandezza e di ogni ruberia possibile ed immaginabile, il disegno non riesce. Gli scandali giornalieri servono a questo: ma non si denuncia subito chi viola la legge, si attendono mesi e mesi di indagini, per accumulare le prove. Così i dossier si ingigantiscono, per poi andare a riempire pagine e pagine di giornali con le fotografie dei corrotti. L'opinione pubblica è frastornata e si indigna: il gioco è fatto. Pronti per il nuovo scandalo, fino alla esasperazione dei cittadini, che dovranno perdere ogni fiducia nel sistema, liso e corrotto. Irrecuperabile.

Bisogna aprire gli occhi: siamo sul crinale dello smantellamento definitivo degli Stati, di quella organizzazione novecentesca fondata sui partiti di massa e sui sindacati, sulla identificazione di classe e sulla democrazia rappresentativa. Quel sistema in cui gli elettori decidono chi eleggere e gli eletti sanno bene a chi devono il consenso.

Per fronteggiare la crisi del '29, si dette vita al Welfare State, anche e soprattutto negli Usa ed in Inghilterra. In Italia, le banche e le grandi imprese, quasi tutte fallite, furono nazionalizzate, creando l'Imi e l'Iri. Stavolta, dopo la crisi del 2008, le banche sono state salvate dagli Stati e dalle banche centrali, che si sono entrambi indebitati come mai prima d'ora per evitare il collasso dell'economia. Ancora oggi, la Banca centrale europea inonda di liquidità le Banche, ma a crescere sono solo i listini delle Borse. Finché regge.

La riforma costituzionale in corso, che sarebbe necessaria per governare meglio e decidere più in fretta, la legge elettorale iperminoritaria che assicura seggi parlamentari in abbondanza anche a chi non ha altrettanto consenso nel Paese, la riforma-catenaccio delle banche popolari, la quotazione in fretta e furia delle Poste italiane, le insostenibili spending rewiew che dovrebbero smantellare interi pezzi dell'intervento pubblico nell'economia, la abolizione delle Province, sono tutte tessere del medesimo disegno.

L'obiettivo è tornare a “prima del 1931”: a quel sistema in cui gli Stati erano nelle mani delle élite economiche e finanziarie, i Parlamenti rappresentavano solo le classi dominanti.

Siamo alla resa dei conti: chi pensava di menare la danza si trova sotto scacco.

Anche il governo Renzi, dopo aver tanto compiaciuto con biada e carote i poteri economici e finanziari che l'hanno appoggiato nella sua corsa e nella rottamazione di tutto e di tutti, ha capito quanto è pesante il conto che deve saldare. Così, ha mandato avanti la palla, con una manovra in cui non fa nulla di quanto era stato promesso. Né lacrime, né sangue, almeno per quest'anno.

Per questo, ora si vedono roteare i bastoni.



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