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A Roma, lo stadio è una scusa?

Si fa leva sulla passione sportiva per risolvere altri problemi

Il caso dello stadio “per la Roma”, che tanto sta travagliando la Giunta capitolina, è la sintesi dei tanti interessi che strumentalizzano l'amore non solo italiano per il calcio, ma soprattutto la passione profonda dei tifosi romanisti per la loro squadra del cuore: la Mitica.

I numeri sono impressionanti: l'operazione nel suo complesso vale 1,6 miliardi di euro, interessa un'area di 180 ettari, prevede un massimo di 900 mila metri cubi da costruire, per uno stadio da 60 mila spettatori.

Cominciamo col dire che Tor di Valle, l'area a sud ovest della città in cui si propone di costruirlo, è oggi fortemente degradata, anzi pressoché abbandonata in relazione al fatto che si tratta di una golena, un terreno a rischio di inondazione in caso di piena del Tevere.

La sua destinazione urbanistica, secondo il Piano regolatore, era altra rispetto alla proposta in esame, che non riguarda solo la realizzazione dello stadio, ma anche di un Business Park (il neologismo che viene usato per Centro direzionale con tre torri ad uso uffici), del Convivium (un distretto di locali destinati all'intrattenimento) e di una area verde, il Parkland, che si stenderebbe per ben 63 ettari riqualificando l'area e mettendo a dimora ben nove mila alberi.

L'operazione varrebbe, nel suo complesso, circa 1,6 miliardi di euro, di cui circa 700 milioni relativi al solo Business Park. Il costo delle infrastrutture pubbliche, poste a carico dei privati per via del maggior valore delle costruzioni rispetto al Piano, sarebbe nel complesso di 440 milioni di euro. Tutto si tiene: la costruzione dello stadio richiede una serie di spese infrastrutturali, in particolare per i collegamenti della metropolitana e stradali, nonché opere di bonifica: occorre dunque che i volumi commerciali siano adeguati a compensare il costo complessivo dell'operazione...

Progetto Stadio della RomaLo stadio per la Roma sembra dunque ben poca cosa, rispetto al progetto complessivo, anche in termini di costo: sembra una scusa per sistemare tanti problemi, dai crediti in essere delle banche nei confronti dei costruttori e dei titolari delle aree su cui si andrebbe costruire, a quelli della proprietà della squadra. Perché, sia chiaro, non sarà l'A.S. Roma ad essere titolare della proprietà dello stadio, ma dovrà pagarne l'affitto al proprietario. Pagherà l'affitto svenandosi, come ha fatto fino ad ora con l'Olimpico, di proprietà del Coni. E, naturalmente, lo farà utilizzando i proventi dei biglietti, come accade ora.

Che a Roma ci sia bisogno di uno stadio moderno per il gioco del calcio è sicuro. Il fatto è che l'Olimpico, di proprietà del Coni, rimarrebbe ad uso della sola Lazio, l'altra squadra capitolina, e di altri incontri sportivi. Sarebbe una altra infrastruttura in via di abbandono, come accade con lo stadio Flaminio, che dista appena un chilometro dall'Olimpico. L'area del Foro Italico rimarrebbe a rischio, dopo essere stata devastata nel corso degli anni a furia di nuove costruzioni sportive, come l'Olimpico ricostruito in occasione dei Mondiali del '90, oppure il nuovo Centrale del tennis, un "gibidomine" enorme, di una bruttezza francamente inquietante. Non c'è nessuna idea al riguardo.

L'iniziativa dello stadio per la Roma a Tor di Valle è una iniziativa privata, estranea a qualsiasi logica di valorizzazione armonica di quanto esiste attualmente, in termini di infrastrutture sportive realizzate lungo il Tevere a nord della città.

Si crea un nuovo polo urbano, aumentando l'offerta immobiliare per uffici in un contesto di stasi pericolosa,convertendo vecchi debiti in nuovi debiti. Si aggiungono rischi a rischi.

Servirebbe uno stadio di calcio, tutto nuovo, per Roma, non solo “per la Roma”.

Servirebbe alla Città intera, non solo ai tifosi della Mitica. Ma è proprio la Città di Roma che manca. Batte solo il cuore dei tifosi, una passione che suscita una pressione quanto mai potente.

Lo stadio è solo uno strumento, una leva.

Gli obiettivi sono altri, e non per caso.

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