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Italiani, beccaccioni due volte!

Comprati anche dai Cinesi e ricattati sui mercati


Bene. Anzi, male. Di fronte a tutto questo parapiglia, di banche alle prese con lo smaltimento delle sofferenze, di credito che ristagna nonostante la liquidità immessa con il Qe, di risparmio che viene impiegato all'estero e di investitori stranieri che vendono i titoli italiani, ecco che si materializza l'interesse nazionale, nei confronti dei cinesi che comprano le aziende italiane di alta tecnologia.

Bisogna erigere una Grande Muraglia? Sicuramente essere informati ed intervenire, come sta facendo il governo francese in questi medi dopo l'offerta di Fincantieri all'asta del fallimento di una grande azienda francese. Si chiede stabilità dell'occupazione, la prosecuzione dell'attività per anni, obblighi di investimento.

Ma come, solo adesso ci si sveglia? E solo con i cinesi si arriccia il naso? Solo i cinesi mettono a rischio il patrimonio tecnologico italiano?

Già, è vero, una differenza c'è. Fino a che si è trattato di acquisizioni predatorie fatte da soggetti europei, oppure angloamericani, tutto è stato permesso. Anche con Ethiad, nessuno ha contrattato niente di vincolante, né con i partner italiani né con quelli stranieri: eppure, per cedere Alitalia a Cai, il Governo si era accollato belle perdite. Chissà, forse il governo francese è più duro e combattivo.

La storia dell'Ilva di Taranto è ancora in corso, dopo la pessima fine che ha fatto la privatizzazione: una azienda ristrutturata con fondi pubblici ha prodotto utili per anni, senza che la nuova proprietà effettuasse i lavori di tutela ambientale che aveva promesso di fare. Anche qui, è una storia su cui si discute inutilmente da anni.

Non c'è dubbio che i cinesi hanno capito che in Italia i gioielli aziendali non mancano. Che mancano i nuovi finanziamenti per andare avanti. Loro, i soldi ce li hanno. Noi pure, ma li investiamo all'estero. Beccaccioni!

Comprati da tutti, ora anche dai cinesi. E ricattati dai mercati. Beccaccioni, due volte!
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