(Teleborsa) - L'
apprendistato proprio non vuole prendere piede, anzi, in molti casi viene messo da parte, decretando un
vero e proprio flop di questa forma di avvio al lavoro. Il calo è tanto più marcato quando più bassa è la fascia di età presa in considerazione.
Si tratta di un vero e proprio schiaffo alle riforme succedutesi negli ultimi anni, dalla contestata riforma Fornero, a quella attuale targata Poletti, o
Jobs Act come meglio conosciuta.
Secondo il consueto
rapporto annuale di monitoraggio dell'apprendistato, realizzato dall'Isfol in collaborazione con l'INPS per conto del Ministero del Lavoro,
continuano a diminuire i contratti di lavoro di questo tipo, scendendo del 4,6% a 469.855 a fine 2012. La contrazione maggiore si registra nell'Italia centrale, con un -6%, e fra i
giovanissimi (under 18) con un crollo del 41%. In calo anche le nuove assunzioni: -5,4% nel 2012 contro il -2,4% del 2011.
Inoltre, il contratto di apprendistato sempre più spesso
non si trasforma in un contratto a tempo indeterminato: la quota di lavoratori per i quali il contratto si è trasformato in assunzione stabile e definitiva, ossia a tempo indeterminato, si è ridotta del 10,8% a poco più di 161mila unità.
Il rapporto, che descrive nel dettaglio l'evoluzione del contratto di apprendistato negli anni 2010-2012, rivela un trend negativo in linea con il quadro di grave crisi economica e lavorativa, che dal 2008 al 2012 ha bruciato 175mila rapporti di lavoro in apprendistato.
In realtà, il fallimento dell'apprendistato non è solo causa della scarsa inclinazione di imprese e lavoratori, ma spesso della
mancanza di formazione e risorse da parte del settore pubblico; basti pensare che la formazione del settore pubblico si è contratta del 6,5% e che le risorse messe a disposizione dalle regioni per investire sulla formazione per l'apprendistato sono crollate di quasi il 16%.