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L’Argentina "nazionalizza" il suo vecchio debito in valuta estera

Economia
L’Argentina "nazionalizza" il suo vecchio debito in valuta estera
(Teleborsa) - L'Argentina prevede di pagare le sue obbligazioni in valuta estera alle stesse condizioni di quelle "piazzate" entro i propri confini. Lo scopo è quello di eludere una sentenza della Corte di Giustizia Usa che ha bloccato i pagamenti del mese scorso, causando per il paese sudamericano il secondo default in 13 anni.

Il governo argentino presenterà un disegno di legge al Congresso, che regolerà i diritti dei titolari esteri di nuove obbligazioni, scambiate con titoli di debito di vecchie emissioni, andate in default nel 2001. Lo ha annunciato ieri il presidente Cristina Fernandez de Kirchner.

I pagamenti delle cedole e i rimborsi, saranno effettuati in conti aperti presso la banca centrale argentina, anziché attraverso Bank of New York, come fiduciario corrente.

I titolari di bonds argentini, per un totale di 30 miliardi dollari di obbligazioni estere, sono stati messi in un limbo dal giudice distrettuale americano Thomas Griesa, che ha bloccato il pagamento di cedole per 539 milioni dollari, dovuti al 30 luglio. La decisione del Giudice Distrettuale di Manhattan è stata presa per costringere l'Argentina a risolvere i debiti non pagati, su vecchi titoli ristrutturati nel 2001.

Mentre la maggior parte dei creditori hanno accettato la riduzione del loro credito nei confronti dello Stato argentino, gli hedge fund guidati dal miliardario e gestore Paul Singer Elliott, hanno rifiutato la proposta e citato in giudizio l’Argentina per ottenere il rimborso integrale.

"Il quadro generale non è cambiato affatto", ha dichiarato Will Nef, gestore in obbligazioni sui mercati emergenti a Union Bancaire Privee di Zurigo. "L'Argentina è ancora bloccata sui mercati internazionali del credito, perché il problema con gli investitori esteri rimane irrisolto".

Tecnicamente l’Argentina prevede di creare un account separato per i creditori istituzionali, come Elliot, che posseggono ancora il 7,6% del debito ristrutturato nel 2001 e non hanno accettato lo scambio con titoli di nuova emissione proposti dal governo.

I pagamenti per gli investitori esteri saranno depositati alle stesse condizioni del resto del debito ristrutturato, indipendentemente dal fatto che decidano o meno di accettare lo swap.
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