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Lavoro, via libera alle tutele crescenti. Cosa sono?

Economia, Welfare
Lavoro, via libera alle tutele crescenti. Cosa sono?
(Teleborsa) - Torna sotto i riflettori il Jobs Act, la riforma del mercato del lavoro che, nelle intenzioni del Governo, dovrebbe essere pronta per il primo semestre del 2015.



L'Esecutivo ha depositato in Commissione Lavoro un emendamento all'articolo 4 (che regola i contratti) del disegno di legge Poletti (altro nome del Jobs Act) nel quale si stabilisce che lo stesso Governo, nella delega che eserciterà sul mercato del lavoro, dovrà prevedere per le nuove assunzioni e per i reinserimenti il contratto a tutele crescenti in relazione all'anzianità di servizio.

In parole povere, l'emendamento rende obbligatorie le tutele crescenti (nella precedente versione erano opzionali) per tutti i neoassunti e i lavoratori reinseriti (nella precedente versione questi ultimi non erano contemplati).

Stabilisce, inoltre, che il Governo viene delegato ad emanare, entro sei mesi dall'entrata in vigore del Jobs Act, tempistiche e tutele, oltre che un "testo organico semplificato delle discipline delle tipologie contrattuali e dei rapporti di lavoro", come spiegato dal sottosegretario Teresa Bellanova. L'Esecutivo dovrà attuare anche un'analisi delle forme contrattuali esistenti in vista di una loro semplificazione, ha aggiunto la Bellanova.

Tornando alle tutele crescenti, il neoassunto (o il reinserito) con contratto a tempo indeterminato otterrà gradualmente le tutele garantite dai contratti a tempo indeterminato.

Come detto, nella precedente versione il contratto a tutele crescenti era opzionale e riguardava solo l'inserimento non mondo del lavoro, non il reinserimento.

Il testo dell'emendamento, condiviso dai partiti della maggioranza durante una riunione svoltasi stamane a Palazzo Madama, sarà votato domani dopo il parere della commissione Bilancio che dovrebbe arrivare oggi, e quello della Commissione Lavoro, previsto per domani. Sempre oggi sarà possibile inserire sub-emendamenti.

Per ora resta fermo il dibattito sull'Articolo 18. Nell'emendamento proposto oggi non si parla di modifiche allo Statuto dei Lavoratori e dunque di licenziamenti.
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