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La crisi mette al bando l'uso dei "pagherò"

Economia
La crisi mette al bando l'uso dei "pagherò"
(Teleborsa) - La crisi colpisce anche anche i "pagherò" che, da gennaio a maggio, si sono ridotti del 24,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Questo uno dei dati significativi che emergono dall’analisi sull’andamento dei protesti, elaborati da InfoCamere per conto di Unioncamere, l'associazione che rappresenta le Camere di Commercio italiane. Un trend in atto da tempo, ma che presenta luci ed ombre.



Fra le ipotesi che possono spiegare questo andamento - secondo Unioncamere - vi sono, da una parte, la maggior cautela di consumatori ed imprese ad assumersi impegni economici anche a breve termine, dall’altra, la crescente difficoltà da parte dei possibili creditori ad accettare pagamenti ritenuti poco affidabili.

In uno scenario caratterizzato dalla recessione, il conto degli insoluti arriva appena a 800 milioni di euro, contro i quasi 1,3 miliardi dello stesso periodo del 2013.

Nello stesso periodo, i protesti levati nel Paese si sono ridotti complessivamente del 24,5% nel numero e del 36,2% in valore. La diminuzione ha riguardato tutte le tipologie di effetti: dagli assegni alle cambiali alle tratte. In particolare, gli assegni scoperti sono diminuiti di circa il 29%, le cambiali del 19% e le tratte non incassate del 34,8%.

Le regioni dove si concentrano maggiormente le mancate promesse di pagamento sono state Lombardia, Lazio e Campania. Lombardia in testa anche se si guarda al numero di effetti complessivamente protestati, quasi 63mila, seguita dalla coppia Campania e Lazio rispettivamente con 60 e 56mila.

La graduatoria cambia se si prende in considerazione il valore medio delle "bufale": il conto più salato lo presentano in Emilia Romagna, con protesti che valgono in media 2.335 euro contro una media nazionale di 1.992 euro. Va alla Valle d'Aosta, dove i protesti sono poco diffusi, la medaglia della regione più virtuosa.
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