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Fisher alimenta l'allarme rialzo tassi in USA

Economia
Fisher alimenta l'allarme rialzo tassi in USA
(Teleborsa) - Nuovo allarme per un rialzo dei tassi di interesse in USA. Ad alimentare i timori di una stretta creditizia, dopo analoghe dichiarazioni del governatore della Bank of England Mark Carney, è stato il Presidente della Fed di Dallas, Richard Fisher, intervenendo ad una conferenza a Roma su "L'impatto della politica monetaria USA sull'Eurozona".

Il Presidente, che è anche uno dei membri del FOMC, ha affermato che i tassi di interesse potrebbero "tornare a crescere fra la primavera e l'estate del 2015". "Meglio prima che dopo", ha aggiunto, ricordando che la politica ultra accomodante della Fed ha alimentato un rischio bolla per i mercati finanziari.

Fisher ha poi toccato il tema BCE, ricordando che i mercati dovranno ora mettere alla prova le affermazioni fatte dal Presidente Mario Draghi, relative al "fare qualsiasi cosa sia necessario" per proteggere l'euro. Citando lo storico motto dei mercati "Don't fight the Fed" (non contrastare la Fed), il membro della Fed ha affermato che lo stesso modo di dire potrebbe essere applicato a Draghi e che i mercati potrebbero ben presto mettere alla prova le sue dichiarazioni di politica monetaria.

"Draghi sta agendo in modo corretto" ha assicurato il banchiere statunitense, anche se ha ammesso che per la BCE è molto più difficile gestire la politica monetaria, perché si trova ad agire in un contesto di diciotto Paesi molto più frammentato.

Fisher si è anche focalizzato sul problema del credito, affermando che in USA vi è un eccesso di liquidità di 2.500 miliardi di dollari, di cui solo un quarto in capo alla Fed, a testimonianza che non c'è una reale esigenza di credito come in Europa.

Quanto alle dinamiche dei cambi, il numero uno della Fed di Dallas ha sottolineato che proseguirà l'afflusso di capitali verso il dollaro, con effetti contrastanti sull'Area Euro: se da un lato l'UE beneficerà del deprezzamento della moneta unica, dall'altro, la fuga di capitali oltreoceano potrebbe creare problemi di stretta del credito.
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