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Lavoro, necessari 2 milioni di posti per tornare ai livelli pre-crisi

Economia, Welfare
Lavoro, necessari 2 milioni di posti per tornare ai livelli pre-crisi
(Teleborsa) - Un quadro a tinte fosche quello dipinto dal CNEL, che ha pubblicato oggi il suo rapporto sul mercato del lavoro italiano. Oltre al forte aumento della disoccupazione, infatti, c'è la disoccupazione giovanile, con un tasso di occupazione per gli under '30 crollato dal 39% al 29%, che va alimentando l'esercito degli scoraggiati che supera i 3 milioni. Considerando anche gli inattivi disponibili ed i disoccupati parziali, il tasso dei senza lavoro è arrivato a superare il 30%.

Impossibile un ritorno allo status pre-crisi, quando nel 2008 il tasso di disoccupazione si aggirava sul 7%, a meno che non si riescano a creare almeno 2 milioni di posti di lavoro entro il 2020. "I progressi per il mercato del lavoro italiano non potranno che essere molto graduali", ammette amaramente il CNEL, sottolineando che nella migliore delle ipotesi il mercato potrebbe beneficiare di un "un contesto meno sfavorevole" dal 2015.

E la speranza del Premier di vedere un tasso al 10% entro il 2018 grazie al Job Act? Per gli esperti del lavoro sembra piuttosto ottimistica. Per quanto concerne invece il tema della flessibilità, il rapporto mette in luce che il mercato italiano è meno rigido di quello tedesco. Infatti, è più facile licenziare in Italia che in Germania, Francia ed Olanda. Un elemento questo che va a sfatare le convinzioni che il mercato tricolore sia troppo rigido, perché l'evoluzione normativa degli ultimi vent'anni - la riforma Treu del 1997, la legge Biagi del 2003, la riforma Fornero del 2008 - hanno mutato le cose, cambiando radicalmente il sistema da molto rigido a flessibile.

Non è solo la disoccupazione che preoccupa, ma anche le condizioni di povertà del lavoratori, i cosiddetti working poor, causati da un crollo del potere d'acquisto del 6,7% fra il 2009 ed il 2013, sui livelli degli anni Duemila. Un effetto collaterale generato dall'aumento della tassazione sui salari, motivata dall'aggiustamento dei conti pubblici.
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