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Tetto agli stipendi in Parlamento. Per M5S è una "pseudo-riforma"

Economia, Politica
Tetto agli stipendi in Parlamento. Per M5S è una "pseudo-riforma"
(Teleborsa) - Camera e Senato alle prese con la spending review. Ieri dagli uffici di presidenza dei due rami del Parlamento è arrivato il via libera alla riforma del personale, in particolar modo all'introduzione del tetto agli stipendi.

Scendendo nel dettaglio, chi lavora in Parlamento non potrà guadagnare più di 240 mila euro l'anno al netto delle indennità di funzione e degli oneri previdenziali, ma potrà puntare ad un premio di produttività del 10%. Una serie di sottottetti sono stati poi fissati per ogni categoria di lavoratori impiegati in Camera e Senato.
Le misure scatteranno il primo gennaio 2015 per andare a regime in quattro anni, con un sistema a scaglioni per tutte le categorie.

Delusi i deputati del Movimento 5 Stelle che parlano di una "pseudo-riforma". "Il presunto tetto agli stipendi dei dipendenti di Camera e Senato è in realtà un'illusione ottica: i 240mila euro tanto sbandierati dai partiti si riferiscono solo a una delle tante voci che compongono la busta paga dei burocrati, alla quale si aggiungono l'indennità di funzione, l'incentivo di produttività e gli oneri previdenziali. Con questa pseudo-riforma, quindi, i funzionari del Parlamento arriveranno a percepire anche 400mila euro", spiegano i grillini invitando i partiti ad "ammettere che hanno salvato i privilegi delle caste" e a smettere di "prendere in giro i cittadini".

Entusiasta invece il presidente della Camera, Laura Boldrini, che parla di risparmi pari a 97 milioni di euro in quattro anni.
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